lunedì 6 giugno 2011

Una vocazione speciale

Queste sono le parole di un agente di successo statunitense che crede fermamente nella religione delle assicurazioni vita (è un po' datata, ma sempre molto attuale).

<< Per undici anni, prima di diventare un agente, ho servito come sacerdote. Durante quegli anni, ho celebrato circa settanta funerali. Ho avuto la possibilità di osservare di persona i problemi che le famiglie affrontano dopo la morte del sostegno familiare. Ricordo che talvolta alcune famiglie erano in grado di continuare una vita normale grazie a un solido programma assicurativo, però, la stragrande maggioranza delle situazioni era straziante a causa della mancanza di denaro.
Fui particolarmente rattristato alcuni anni fa quando morì un mio caro amico, lasciando la moglie e tre figlie adolescenti. Anche se guadagnava più di 50.000 dollari all'anno, egli lasciò meno di 8.000 dollari di assicurazione. La sua vedova si sposò meno di un anno dopo: non per amore, ma per sicurezza.
Ho offerto le mie preghiere e la mia compassione a questa donna, ma le mie preghiere sarebbero state molto più efficaci se fossero state accompagnate da un assegno.
Quando lasciai il sacerdozio, non ebbi dubbi su che cosa fare: sapevo che avrei dovuto vendere assicurazioni sulla vita e quando dico alla gente di essere un agente di assicurazioni lo faccio a testa alta, perchè so che che questa è la più grande vocazione del mondo.
La mia più grossa preoccupazione, entrando in questo settore, era quella di non riuscire a incontrare dieci o quindici persone alla settimana per chiedere loro di comprare. Nel dicembre scorso uno dei miei clienti potenziali morì prma che riuscissi a fargli firmare una proposta. Se solo fossi stato là alcuni giorni prima, la sua vedova avrebbe ricevuto 200.000 dollari in cambio del premio di un mese.
Quante persone muoiono sotto-assicurate perchè non riusciamo a raggiungerle?
L'assicurazione è una vocazione a soddisfare i bisogni dei nostri simili molto più di quanto non riusciamo a pensare. Noi rispondiamo a questa vocazione nel modo più completo quando incontriamo quante più persone possibile giorno dopo giorno.
Ora sono impegnato a incontrare  quante più persone riesco: questo richiede perseveranza.
La scorsa settimana ho fatto dieci telefonate e fissato otto appuntamenti. Sei di essi erano persone che non avevano risposto a un mailing.
Martedì pomeriggio ho telefonato a uno di loro e gli ho detto che lo avrei incontrato quella sera alle nove. Non era felice ma accettò di incontrarmi. Alle dieci avevo un assegno a copertura di una polizza vita intera da 100.000 di dollari.
Un giorno qualcuno eleverà una preghiera di ringraziamento perchè sono andato da lui. Potrebbe trattarsi della sua vedova alla sua morte, o potrebbe trattarsi di lui al momento di andare in pensione.
Perchè dovrei sentirmi a disagio se sono perseverante nell'offrire un servizio ad un estraneo?
Dovrei sentirmi a disagio solo quando non offro questo servizio al maggior numero possibile di persone.
Invito ognuno di noi a considerare il nostro lavoro come una chiamata divina.
Possiamo aiutare le persone in un modo nel quale nessun altro può farlo.
Siamo positivi in quello che facciamo.
Non dovremo ritenerci soddisfatti fino a quando non avremo raggiunto ogni persona che ha bisogno di un'assicurazione sulla vita.
Però, se dobbiamo raggiungere il nostro potenziale, dobbiamo pagare un prezzo: c'è ancora gente che ci riattacca il telefono, c'è ancora gente che ci dice di no, e c'è ancora gente che si arrabbia.
Ma questo è ancora un piccolo prezzo da pagare per portare sicurezza a quelli che rispondono. >>

Per qualsiasi ulteriore info, postate qui o via email.
tuareg.zero@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento