domenica 28 agosto 2011

Linee guida piano previdenziale (ovvero "il piano previdenziale perfetto")

aggiornamento 4.11.2011

Oggi parliamo di pensione.

Scopo della pensione dovrebbe essere quello di garantire il nostro tenore di vita quando non saremo più in grado di lavorare (o non vorremo più farlo); quindi è importante pensarci per tempo perchè è più economico e si possono ottenere condizioni migliori rispetto a quelle ottenibili più avanti.

L'obiettivo di un piano pensionistico dovrebbe essere quello di ridurre il gap previdenziale al fine di rendere uguali (o il più possibile simili) l'ultimo reddito da lavoro ed il primo reddito da pensione, in modo da non essere costretti a ridurre il proprio tenore di vita dal giorno successivo al pensionamento. Tecnicamente si chiama "tasso di sostituzione".

Da qualche anno nella previdenza pubblica (INPS) e di categoria (Casse professionali) è prevalente il sistema contributivo che si basa esclusivamente sulla somma dei contributi versati durante l'intero periodo lavorativo: il montante contributivo verrà moltiplicato per il coefficiente di trasformazione e darà origine all'importo della pensione; i coefficienti di trasformazione verranno rivisti al ribasso con cadenza triennale perchè collegati all'aspettativa di vita dell'individuo. Oggi la previsione è di un aumento dell'aspettativa di vita di 3 mesi per ogni anno.

Se da una parte il sistema contributivo ha portato alla sostenibilità del sistema pensionistico e sta rimediando ai danni del vecchio sistema retributivo (basato sul reddito e non sui contributi), dall'altra ha ridotto notevolmente le pensioni rispetto a quanto erano abituati i nostri padri.
La cosa può aver generato un diffuso malcontento, ma credo che fosse indispensabile per rendere sostenibile il sistema pensionistico italiano e garantire un redddito a chi è già in pensione ed un minimo di pensione per le generazioni future.

Rimane il fatto che, volenti o nolenti, la nostra pensione pubblica non sarà più in grado di garantire un tenore di vita decoroso: si parla di un futuro tasso di sostituzione (rapporto tra l'ultimo reddito da lavoro ed il primo reddito da pensione) del 40% per i lavoratori autonomi e del 60% per i dipendenti.
Esempio: se il mio ultimo reddito è di 24.000€ netti all'anno, se sono un dipendente la mia pensione sarà di 14.400€ e se sono un autonomo di 9.600€ (questa differenza è dovuta al fatto che un dipendente paga il 33% di contributi, un autonomo ne paga il 20%).

La naturale conseguenza di ciò è che dovremmo integrare la pensione con forme di reddito supplementari se vogliamo garantirci un dignitoso tenore di vita quando saremo anziani: è altamente consigliato ai lavoratori dipendenti ed è assolutamente indispensabile ai lavoratori autonomi (diversamente saranno dolori e non parlo degli acciacchi della terza età).
Prevedere e provvedere a questa esigenza farà la differenza tra l'essere un anziano signore piuttosto che un povero vecchio.

Secondo me un piano pensionistico integrativo che sia efficace OGGI dovrebbe avere queste caratteristiche:

1- versamenti programmati ricorrenti obbligatori = accantonamento CERTO;
(indispensabile).
2- versamenti aggiuntivi non obbligatori = accantonamento MIGLIORABILE;
(utile ma non indispensabile).
3- rivalutazione minima garantita = rivalutazione CERTA e MIGLIORABILE;
(indispensabile).
4- rivalutazione superiore all'inflazione = potere d'acquisto CERTO e MIGLIORABILE;
(indispensabile).
5- consolidamento periodico degli interessi maturati = aumento del capitale CERTO;
(indispensabile)
6- interessi composti = ottimizzazione CERTA e MIGLIORABILE;
(indispensabile).
7- coeff. di trasformazione bloccato = rendita CERTA e MIGLIORABILE;
(indispensabile).
8- opzione rendita o capitale alla scadenza = prestazione CERTA e MIGLIORABILE;
(indispensabile).
9- esente da tasse al percepimento = disponibilità economica CERTA;
(indispensabile).
10- rendita rivalutabile = protezione da erosione inflattiva CERTA durante il percepimento.
(indispensabile).
11- erogazione senza penalizzazioni in caso morte = capitale CERTO agli eredi;
(indispensabile).

Vediamo ora quali strumenti finanziari rispondono alle caratteristiche sopra elencate:

1- versamenti programmati ricorrenti obbligatori = accantonamento CERTO;
polizze vita a premio ricorrente.

2- versamenti aggiuntivi non obbligatori = accantonamento MIGLIORABILE;
polizze vita a premio ricorrente e a premio unico, piani o fondi pensionistici individuali (PIP o FIP), fondi pensione aperti (FPA) e fondi pensione chiusi o negoziali (FPN).

3- rivalutazione minima garantita = rivalutazione CERTA e MIGLIORABILE;
polizze vita a gestione separata con tasso tecnico > 0, PIP, buoni postali e titoli di stato.

4- rivalutazione superiore all'inflazione = potere d'acquisto CERTO e MIGLIORABILE;
buoni postali fruttiferi e BTPi, polizze vita a gestione separata tasso tecnico >=2% (storicamente i rendimenti sono sempre stati superiori all'inflazione ma non è garantito da contratto).

5- consolidamento periodico degli interessi maturati = aumento del capitale CERTO;
polizze vita a gestione separata, PIP e buoni postali.

6- interessi composti = ottimizzazione CERTA e MIGLIORABILE;
polizze vita a gestione separata, buoni postali, PIP, FPA e FPN
(FPA e FPN possono avere interessi negativi = perdite di capitale).

7- coeff. di trasformazione bloccato = rendita CERTA e MIGLIORABILE;
alcune polizze vita.

8- opzione rendita o capitale alla scadenza = prestazione CERTA e MIGLIORABILE;
alcune polizze vita.

9- esente da tasse al percepimento = disponibilità economica CERTA;
tutte le polizze vita, i buoni postali e i titoli di stato
(eccetto per tutti la ritenuta fiscale sulla plusvalenza).

10- rendita vitalizia rivalutabile = protezione CERTA dall' erosione inflattiva durante il percepimento;
alcune polizze vita.

11- erogazione senza penalizzazioni in caso morte = capitale CERTO agli eredi;
quasi tutte le polizze vita, PIP, FPA e FPN.

PIP,FPA e FPN rispondono ad alcune delle caratteristiche richieste: purtroppo non hanno i coefficienti di trasformazione bloccati e si perde interamente il beneficio fiscale per la parte di versamento eccedente i 5.164,57€. Inoltre la prestazione è obbligatoriamente prevista in rendita o 50% rendita e 50% capitale, salvo il caso in cui la rendita derivante dalla conversione di almeno il 70% del montante finale sia inferiore al 50% dell'assegno sociale; in questo caso è prevista l'erogazione dell'intero capitale.
Sia la rendita che il capitale sono poi tassati dal 9% al 15% al percepimento.

BTPi e BPF (indicizzati all'inflazione) danno certezze sul rendimento, ma i BTPi necessitano di continui interventi (reinvestimento delle cedole e non sappiamo con quali rendimenti) ed entrambi non risolvono il longevity risk (rischio di sopravvivenza all'esaurimento del capitale).
Inoltre non possiamo prevedere con quale strumento ed a quali condizioni avverrà la conversione in rendita. Secondo me ci sono troppe incognite per costruire un piano previdenziale certo.

Le polizze vita sono presenti in tutte le voci, quindi dovrebbero essere la soluzione migliore.
Rimane il rischio inflazione: storicamente la gestione separata della compagnia per cui lavoro ha sempre ottenuto rendimenti nettamente superiori all'inflazione, ma non è una certezza garantita da contratto (è previsto il 2% di rivalutazione annua minima garantita).
Ma io sono ragionevolmente fiducioso nell'operato dei miei colleghi che si occupano della gestione investimenti; quindi il raggiungimento di questo requisito importantissimo dipenderà molto dalla compagnia a cui ci si affida. Se non potete avere ulteriori informazioni, scegliete almeno quella con i rendimenti storici migliori .

ATTENZIONE: le polizze vita non sono tutte uguali. Pochissime hanno i coefficienti di trasformazione in rendita bloccati (importantissimi per ottenere il nostro scopo) e fate soprattutto attenzione alle polizze vita UNIT e INDEX-LINKED perchè sono strumenti d'investimento senza prestazioni certe e NON SONO assolutamente adatti agli scopi previdenziali che ci siamo prefissati.

Per qualsiasi ulteriore info, postate qui o via email.
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venerdì 5 agosto 2011

Premio Unico Assicurativo vs BTP vs Buoni Postali

Oggi non vi parlerò di tutela del capitale umano e coefficienti di trasformazione. Oggi parliamo di semplice risparmio.

Quello che seguirà è un puro esercizio didattico: il confronto tra un "investimento" in Buoni del Tesoro Poliennali (BTP), Buoni Postali Ordinari (BPO) e un Premio Unico Assicurativo (PU sempre preso tra gli strumenti della mia cassetta degli attrezzi).

Per il nostro esempio ho considerato un capitale di 10.000€ (10k) ed un periodo d'investimento di 20 anni.

Per tutti gli strumenti non ho considerato la ritenuta fiscale del 12,5% (o 20% si vedrà) perchè uguale per tutti. Considereremo quindi la rivalutazione al lordo degli oneri fiscali e la fisseremo a 3,40% perchè ottenibile con tutte le soluzioni che analizzeremo.

Perchè confrontare 3 strumenti quando il risultato sarà lo stesso? Perchè il processo di rivalutazione è diverso ed ognuno dei 3 ha caratteristiche che possono renderlo preferibile agli altri due.

Poi nei fatti è importante il rendimento e molto spesso sarà l'ago della bilancia nella scelta. Ma procediamo per ordine.

Per comprare un BTP ci si dovrà recare in banca o farlo da soli tramite il proprio conto on line. E' necessario aprire un conto titoli il cui costo sarà di €34,20 l'anno. Vi ricordo che il bollo sul dossier titoli, a seguito della manovra finanziaria 2011, rimane invariato agli attuali €34,20 l’anno per investimenti inferiori ai 50.000 euro, sale a €70 in caso di superamento della soglia dei 50.000 euro, a €240 in caso di superamento della soglia dei 150.000 euro e a €680 dai 500.000 euro in su. Tali ultimi tre importi verranno poi aumentati dal 2013 rispettivamente a 230, 780 e 1.110 euro.
Nel nostro esempio, il nostro BTP da 10k renderà il 3,40% annuo (dipenderà di fatto dall'emissione), quindi ogni 6 mesi staccherà una cedola di €170,00 (totali €6.800 in 20 anni) che verrà versata nel nostro conto.
A questo guadagno andranno tolti €34,20 l'anno di bollo per la gestione titoli (34,20 x 20 anni = €684,00). Quindi i nostri €6.800,00 provenienti dalla somma delle cedole diventano €6.116,00 (6.800 - 684 = €6.116,00).
Il tasso di rivalutazione è semplice, quindi non c'è la rivalutazione degli interessi sugli interessi. Per ottenere la rivalutazione composta degli interessi (interessi sugli interessi) sarà necessario reinvestire la cedola diversamente o riacquistare successivi collocamenti di BTP al raggiungimento dei 1.000€ di importo cedole (1k è l'importo minimo per l'acquisto di BTP) avendo cura di acquistare il nuovo BTP ad una quotazione uguale o inferiore a 100. Quindi è uno strumento che necessita di continua, seppur minima, manutenzione per ottenere l'ottimizzazione della rivalutazione.
Se invece può essere utile contare sulla liquidità della cedola semestrale, allora può essere la giusta soluzione.
Con l'emissione di luglio 2011 al 5,25% si otterrebbe una cedola semestrale di €262,50 per un importo totale degli interessi semplici in 20 anni pari a €10.500.
Tolti €684,00 di bollo in 20 anni, il risultato è di €9.816,00 (10.500 - 684 = €9.816).

Che cosa succede se devo monetizzare il mio BTP prima della scadenza?
In questo caso dovrò rivendere alla banca il mio titolo alla quotazione vigente, quindi se la quotazione sarà superiore a 100 avrò più del mio capitale iniziale (esempio a 103 i miei 10k verranno venduti a 10.300€), se invece sarà inferiore a 100 avrò meno del mio capitale iniziale (esempio a 97 i miei 10k saranno venduti a 9.700€). Una sorta di penale sul riscatto anticipato che durerà per 19 anni (alla scadenza la quotazione sarà 100).
Come già detto è uno strumento che necessita di continua attenzione e frequente manutenzione se vogliamo ottimizzare il risultato.

Per comprare dei BPO (Buoni Postali Ordinari) ci si reca alle vecchie e care Poste Italiane. Non ci sono costi d'ingresso. Il BPO dell'esempio è la serie B81 di luglio 2011 (è lo strumento che ha determinato la rivalutazione considerata del 3,40% perchè pur essendo la rivalutazione massima ottenibile oggi con un BPO, è di fatto la più bassa nel confronto ottenibile utilizzando i 3 strumenti dell'esempio).
E' una soluzione molto semplice: la rivalutazione è composta (capitalizzazione bimestrale degli interessi e successiva rivalutazione degli interessi sugli interessi) ed è progressiva (1° anno = 1,55%; 2° anno = 1,62% e così via fino al 20° anno = 5,45%). La media della rivalutazione semplice in 20 anni sarà 3,40% mentre la rivalutazione composta degli interessi in 20 anni = 4,75%.
Al termine dei 20 anni i miei 10k saranno diventati €19.508.
E' uno strumento a manutenzione zero, del tipo compra e dimentica.
I rendimenti non sono elevati (sono i più bassi tra i 3 strumenti considerati) ma è un'ottima soluzione per chi non vuole più preoccuparsene e si accontenta di un interesse piccolo ma certo.

Che cosa succede se devo monetizzare il capitale prima della scadenza?
Fino ai primi 12 mesi c'è la restituzione del capitale iniziale senza interessi. Dal 2° al 20° anno viene corrisposto il capitale rivalutato secondo il meccanismo degli interessi progressivi, quindi si ha una penalizzazione decrescente sugli interessi col passare degli anni. C'è di fatto una penale di riscatto anticipato che agisce sulla diminuzione degli interessi rispetto al raggiungimento dell'obiettivo finale. Il capitale iniziale è sempre garantito.

Il Premio Unico Assicurativo (PU) si acquista presso una Compagnia Assicurativa per mezzo di un intermediario (tipo il sottoscritto). Il PU di mia competenza è a Vita Intera, quindi non è previsto un limite sulla durata del contratto e la scadenza naturale è con la morte del sottoscrittore. Prevede una commissione d'ingresso (caricamenti) dal 2,5% al 1,0% (dipende dal capitale) + 50€ di spese di sottoscrizione. Per cui il mio capitale effettivamente utilizzato per la rivalutazione sarà di €9.750 (10k - 2,5% = €9.750).
Gli interessi sono consolidati semestralmente in funzione della rivalutazione della gestione separata secondo il meccanismo 100% della rivalutazione - min 0,8% max 1,5% tasso trattenuto (dipende dal capitale versato).
E' garantito un tasso minimo del 2% per i primi 5 anni; dopo il 5° anno la compagnia si riserva di rivedere il minimo garantito e comunicarlo per i successivi 5 anni e così via.
Quindi nel nostro esempio, per avere la rivalutazione del 3,40% la gestione dovrà maturare il 4,90% lordo (4,90 - 1,50 = 3,40%). Considerando che il rendimento 2010 è stato 6,43% e che la media degli ultimi 7 anni = 5,92%, il 3,40% è un risultato minimo molto al di sotto della potenzialità attuale e presumibilmente facilmente superabile.
Dopo 20 anni al 3,40% il mio capitale sarà di €19.136 - 50€ spesi per la sottoscrizione iniziale = €19.086.
Il valore di riscatto totale potrà essere convertito in:
a) una rendita annua vitalizia rivalutabile posticipata pagabile al Contraente sua vita natural durante;
b) una rendita annua vitalizia rivalutabile posticipata, di minore importo rispetto alla rendita di cui al precedente punto a), pagabile in modo certo per 5, 10, 15 o 20 anni al Contraente, se in vita o, in mancanza, ai suoi eredi. In caso di vita del Contraente, oltre i primi 5, 10, 15 o 20 anni, la rendita continuerà ad essere pagata solo al Contraente sua vita natural durante;
c) una rendita annua vitalizia rivalutabile posticipata, di minore importo, pagabile al Contraente e reversibile a favore di un’altra persona designata, purché tra i due esista un divario di età non superiore a 5 anni. La reversibilità può essere totale o parziale.
Stessa cosa in caso di morte del Contraente. In questo caso i benefici delle prestazioni andranno al beneficiario designato.
La rendita o il capitale sono impignorabili, insequestrabili, non seguono l'asse ereditario e non sono soggetti a tasse di successione.

Che cosa succede se devo monetizzare il capitale prima della scadenza?
Entro 12 mesi non è consentito il riscatto; al 2° anno la penale di riscatto è del 5%; al 3° anno è 2,50%; al 4° anno è 0,75%; dal 5° anno in poi non ci sono penali di riscatto. Naturalmente gli interessi vengono consolidati durante i primi 4 anni in cui ci sono le penali di riscatto, per cui vanno a ridurre il peso della penale stessa.
E' consentito il riscatto parziale per multipli di 5k.
Anche questo è uno strumento a manutenzione zero, del tipo compra e dimentica.

Alcune considerazioni:
- il BTP è uno strumento indicato per chi vuole occuparsi di seguire l'investimento, perchè è soggetto a manutenzione e interventi successivi (reinvestimento delle cedole). Può comunque produrre facilmente rivalutazioni superiori al 3,40% che abbiamo considerato (fino al 6% lordo a seconda del periodo di emissione). Secondo me è indicato soprattutto per chi può avere benefici dalla liquidità della cedola semestrale. Rimane l'incognita del riscatto anticipato, perchè una cessione del titolo sotto il 100 può essere anche molto penalizzante.

- il BPO è uno strumento semplice e comodo. Non richiede manutenzione, i rendimenti sono certi ma veramente molto bassi. In caso di riscatto anticipato è sempre garantito il capitale iniziale ma la rivalutazione si riduce veramente ai minimi termini. Il rendimento del 3,40% è il massimo risultato ottenibile con la serie B81 (luglio 2011).

- il PU è l'unico dei 3 con commissione d'ingresso. Quindi un riscatto anticipato al 12° mese è da evitare. E' il più penalizzante in caso di riscatto anticipato fino al 2° anno. Al 3° anno la penalizzazione viene assorbita interamente dalla rivalutazione lasciando comunque un piccolo margine di guadagno. Al 4° anno si ottiene una plusvalenza certa anche in caso di riscatto; dal 5° anno in poi si viaggia che è un piacere ed è tutto grasso che cola. Secondo me è l'unico che stabilisce chiaramente la percentuale e la durata del periodo in cui sono previste le penali in caso di riscatto anticipato. D'altro canto la penalizzazione è limitata ai primi 3 anni, il 4° anno è veramente irrisoria. Sicuramente consigliabile per periodi di giacenza superiori ai 4 anni.
Inoltre la media storica dei rendimenti è decisamente superiore a quella dei BTP ed ovviamente dei BPO. Per esempio la rivalutazione attuale del nostro esempio con il rendimento 2010 = 6,43 - 1,50 =  4,97% riconosciuto agli associati, darebbe un risultato finanziario finale dei nostri 10k = €26.025.

Non mi esprimo sull'opzione di conversione del capitale in rendita prevista dal Premio Unico perchè deve rispondere ad esigenze soggettive. Certamente melius abundare quam deficere anche nelle possibilità di utilizzo del capitale maturato.

Con il BPO il rendimento massimo è già stabilito: è ottenibile solo al completamento del periodo previsto. Quindi valutare bene anche le altre alternative.

Con il BTP il confronto con il PU può diventare interessante nel caso in cui le cedole venissero costantemente investite a quota 100 e con rendimenti pari alla gestione separata. Se le cedole non vengono investite gli interessi sono semplici e quindi non confrontabili con i maggiori interessi composti della gestione separata del PU. Da valutare anche la riduzione del rendimento una volta scontato il bollo di €34,20 l'anno.

Con il PU il valore del rendimento non è certo, ma è storicamente sempre maggiore dei titoli di stato, e la migliore gestione separata è sempre stata maggiore del migliore BTP.

Resta il problema del riscatto anticipato:
il BTP rimane un'incognita (100? + di 100? o - di 100?);
il BPO è penalizzante per tutto il periodo fino alla scadenza naturale a causa del meccanismo degli interessi progressivi;
il PU è penalizzante i primi 4 anni, dal 5° in poi la penale = zero. Patti chiari, amicizia lunga.

Ricordo sempre che "i rendimenti passati non sono una garanzia di quelli futuri", ma credo anche che valga la pena un minimo di rischio in virtù del risultato conseguibile grazie alla potenzialità dei rendimenti ottenuti dalla gestione separata. Male che vada si può sempre uscire dal 5° anno in poi con la totale assenza di penale.

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mercoledì 3 agosto 2011

Long Term Care e Dread Disease

aggiornamento 6.09.2011

Oggi siamo belli (beh, magari non tutti), giovani e forti: dei leoni alla conquista del mondo e non c'è nulla (diciamo quasi nulla) e niente che ci spaventi o ci possa fermare (forse questo è ancora meno vero). Comunque l'importante è esserne convinti.

Ma come sarà la nostra esistenza col passare degli anni e indipendentemente dalla nostra volontà?

Le analisi e le statistiche parlano chiaro: quella macchina perfetta (quasi perfetta) che è il nostro corpo è destinata inesorabilmente ad un deterioramento progressivo ed un giorno, il più lontano possibile, si fermerà.

Per rendere il più dignitoso possibile questo periodo transitorio della nostra Vita servono due cose solamente: l'affetto dei propri cari e una buona provvista di denaro.

Per l'affetto dei vostri cari non posso insegnarvi nulla: siete sicuramente più bravi di me.
Per garantirvi una sicura provvista di denaro forse può essere utile qualche suggerimento.

Una piccola considerazione: l'ultimo periodo della nostra Vita sarà quello che maggiormente ricorderanno di noi i nostri cari e coloro che ci saranno stati vicino.
Per cui credo che sarebbe una buona cosa cercare di lasciare possibilmente un buon ricordo anche evitando di pesare su di loro oppure facendolo il meno possibile.

Almeno, io la penso così: per me è una questione di dignità.

Allacciate le cinture: si parte!

Una persona è considerata non autosufficiente quando sia incapace, in modo presumibilmente permanente, di svolgere totalmente o parzialmente almeno 3 tra le 4 attività elementari della vita quotidiana (ADL) quali lavarsi, vestirsi, muoversi e mangiare, oppure in caso di malattia mentale invalidante quale l'Alzheimer.
Le definizioni dettagliate degli ADL (activities of daily living: capacità di svolgere gli atti elementari della vita) sono le seguenti:
lavarsi: capacità di entrare ed uscire dal bagno, compiere in autonomia le funzioni igieniche; entrare ed uscire dalla vasca o dalla doccia od utilizzare una spugna per lavarsi senza l’aiuto di altre persone;
vestirsi: capacità di indossare tutti i tipi di vestiario e di protesi eventualmente necessarie, inclusa la capacità di prenderle dal luogo dove sono normalmente custodite senza l’aiuto di altre persone;
• nutrirsi: capacità di portarsi il cibo, preparato da una terza persona, alla bocca da un piatto o scodella senza l’aiuto di altre persone;
muoversi: capacità di cambiare posizione, come alzarsi dal letto, trasferirsi su una poltrona o su una sedia a rotelle e viceversa senza l’aiuto di altre persone;
Per prevedere e risolvere i problemi economici derivanti dal queste problematiche, si possono valutare strumenti di tutela che garantiscono un importo mensile predeterminato al verificarsi della non autosufficienza.
Si chiamano Long Term Care (LTC), si possono sottoscrivere dai 18 fino ai 70 anni di età e sono a vita intera, cioè la durata del contratto coincide con la durata della vita dell'assicurato: il pagamento del premio è fino al manifestarsi della non autosufficienza, il pagamento dell'indennizzo sarà fino al sopraggiungere della morte.
Al verificarsi dello stato di non autosufficienza viene erogato un importo mensile che varia da 500 a 2500€. L'importo erogato è fisso e viene concordato al momento della sottoscrizione. Sarà erogato fino alla sopravvivenza dell'assicurato indipendentemente dalla gravità della patologia e dalle spese necessarie per l'assistenza.

E nel caso invece di gravi patologie che necessitino di cure costose e di prolungate assenze dal lavoro?
In questi casi ci sono strumenti di tutela del tenore vita e garanzia sulla perdita di reddito in caso di gravi patologie non necessariamente mortali (cancro, ictus, infarto, by-pass aorto-coronarico...) che garantiscono un capitale prefissato alla comparsa della patologia.
Si chiamano Criticall Illness o Dread Disease: sono sottoscrivibili dai 18 fino ai 60 anni di età e coprono fino al compimento dei 65 anni; il capitale assicurato va concordato alla stipula del contratto e varia da 10.000 a 250.000€.
Viene erogato l'intero capitale assicurato in unica soluzione al verificarsi di uno qualsiasi degli eventi assicurati.
Questa soluzione secondo me dovrebbe essere indispensabile per la serenità di un lavoratore autonomo (artigiano, imprenditore, professionista...) perchè non esiste alcun tipo di tutele per queste categorie professionali in caso di mancata produzione del reddito a seguito di lunghe assenze dal lavoro per gravi patologie. Siete completamente abbandonati a voi stessi amici miei: o provvedete voi... o provvedete voi. Potendo scegliere... dovete provvedere voi!
Credo però che sarebbe altamente consigliabile anche per un lavoratore dipendente perchè, a quanto mi risulta, la tutela del reddito da lavoro dipendente in caso di malattia è prevista nella misura del 50% del reddito per i primi 20 giorni di malattia e del 66,66% dal 21° fino ad un massimo di 180 giorni. Dopo tale periodo non è più previsto alcun sostegno economico ed il datore di lavoro ha la facoltà di licenziare il lavoratore oppure di conservargli il posto fino al suo rientro ma senza alcuno stipendio.
Attenzione: non sto parlando di polizze sanitarie che coprano le spese sostenute per le cure (in Italia per gli interventi di emergenza o di alta chirurgia ci si rivolge normalmente alle strutture pubbliche, quindi non risulterebbe indispensabile una polizza sanitaria); sto parlando di una soluzione assicurativa che garantisce il reddito, evitando le conseguenze derivanti dalla prolungata mancanza di guadagno. Qui il buon senso e la prevenzione imporrebbero di provvedere obbligatoriamente.

Per il caso morte, invalidità funzionale grave permanente, necessità di trapianto di organi vitali o diagnosi di malattia terminale ci sono le classiche temporanee caso morte che coprono fino ai 75 anni. Qui non c'è limite sul capitale assicurato.
Anche qui è prevista l'erogazione dell'intero capitale assicurato in unica soluzione al verificarsi di uno degli eventi assicurati.

Per copertura caso morte, invalidità e trapianto oltre i 75 anni ci sono le miste a vita intera che sono sottoscrivibili fino ai 92 anni e durano tutta la vita. Anche qui non c'è limite sul capitale assicurato.

Tutte le soluzioni che ho indicato sono differenti dalle polizze malattia perchè non pagano le spese sanitarie ma erogano un capitale o una rendita vitalizia predeterminati e indipendentemente dal fatto che siano state sostenute delle spese oppure no. Lo scopo è quello di tutelare e garantire il proprio tenore di vita.

Tutte queste soluzioni hanno un costo annuo costante e che non cambia nel corso degli anni neppure in caso di peggioramento dello stato di salute.
Il costo dipende unicamente dall'età e dallo stato di salute alla sottoscrizione.

Quindi più si è giovani ed in salute e minore sarà il costo del premio annuo da sostenere per il periodo assicurato.

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