aggiornamento 4.11.2011
Oggi parliamo di pensione.
Scopo della pensione dovrebbe essere quello di garantire il nostro tenore di vita quando non saremo più in grado di lavorare (o non vorremo più farlo); quindi è importante pensarci per tempo perchè è più economico e si possono ottenere condizioni migliori rispetto a quelle ottenibili più avanti.
L'obiettivo di un piano pensionistico dovrebbe essere quello di ridurre il gap previdenziale al fine di rendere uguali (o il più possibile simili) l'ultimo reddito da lavoro ed il primo reddito da pensione, in modo da non essere costretti a ridurre il proprio tenore di vita dal giorno successivo al pensionamento. Tecnicamente si chiama "tasso di sostituzione".
Da qualche anno nella previdenza pubblica (INPS) e di categoria (Casse professionali) è prevalente il sistema contributivo che si basa esclusivamente sulla somma dei contributi versati durante l'intero periodo lavorativo: il montante contributivo verrà moltiplicato per il coefficiente di trasformazione e darà origine all'importo della pensione; i coefficienti di trasformazione verranno rivisti al ribasso con cadenza triennale perchè collegati all'aspettativa di vita dell'individuo. Oggi la previsione è di un aumento dell'aspettativa di vita di 3 mesi per ogni anno.
Se da una parte il sistema contributivo ha portato alla sostenibilità del sistema pensionistico e sta rimediando ai danni del vecchio sistema retributivo (basato sul reddito e non sui contributi), dall'altra ha ridotto notevolmente le pensioni rispetto a quanto erano abituati i nostri padri.
La cosa può aver generato un diffuso malcontento, ma credo che fosse indispensabile per rendere sostenibile il sistema pensionistico italiano e garantire un redddito a chi è già in pensione ed un minimo di pensione per le generazioni future.
Rimane il fatto che, volenti o nolenti, la nostra pensione pubblica non sarà più in grado di garantire un tenore di vita decoroso: si parla di un futuro tasso di sostituzione (rapporto tra l'ultimo reddito da lavoro ed il primo reddito da pensione) del 40% per i lavoratori autonomi e del 60% per i dipendenti.
Esempio: se il mio ultimo reddito è di 24.000€ netti all'anno, se sono un dipendente la mia pensione sarà di 14.400€ e se sono un autonomo di 9.600€ (questa differenza è dovuta al fatto che un dipendente paga il 33% di contributi, un autonomo ne paga il 20%).
La naturale conseguenza di ciò è che dovremmo integrare la pensione con forme di reddito supplementari se vogliamo garantirci un dignitoso tenore di vita quando saremo anziani: è altamente consigliato ai lavoratori dipendenti ed è assolutamente indispensabile ai lavoratori autonomi (diversamente saranno dolori e non parlo degli acciacchi della terza età).
Prevedere e provvedere a questa esigenza farà la differenza tra l'essere un anziano signore piuttosto che un povero vecchio.
Secondo me un piano pensionistico integrativo che sia efficace OGGI dovrebbe avere queste caratteristiche:
1- versamenti programmati ricorrenti obbligatori = accantonamento CERTO;
(indispensabile).
2- versamenti aggiuntivi non obbligatori = accantonamento MIGLIORABILE;
(utile ma non indispensabile).
3- rivalutazione minima garantita = rivalutazione CERTA e MIGLIORABILE;
(indispensabile).
4- rivalutazione superiore all'inflazione = potere d'acquisto CERTO e MIGLIORABILE;
(indispensabile).
5- consolidamento periodico degli interessi maturati = aumento del capitale CERTO;
(indispensabile)
6- interessi composti = ottimizzazione CERTA e MIGLIORABILE;
(indispensabile).
7- coeff. di trasformazione bloccato = rendita CERTA e MIGLIORABILE;
(indispensabile).
8- opzione rendita o capitale alla scadenza = prestazione CERTA e MIGLIORABILE;
(indispensabile).
9- esente da tasse al percepimento = disponibilità economica CERTA;
(indispensabile).
10- rendita rivalutabile = protezione da erosione inflattiva CERTA durante il percepimento.
(indispensabile).
11- erogazione senza penalizzazioni in caso morte = capitale CERTO agli eredi;
(indispensabile).
Vediamo ora quali strumenti finanziari rispondono alle caratteristiche sopra elencate:
1- versamenti programmati ricorrenti obbligatori = accantonamento CERTO;
polizze vita a premio ricorrente.
2- versamenti aggiuntivi non obbligatori = accantonamento MIGLIORABILE;
polizze vita a premio ricorrente e a premio unico, piani o fondi pensionistici individuali (PIP o FIP), fondi pensione aperti (FPA) e fondi pensione chiusi o negoziali (FPN).
3- rivalutazione minima garantita = rivalutazione CERTA e MIGLIORABILE;
polizze vita a gestione separata con tasso tecnico > 0, PIP, buoni postali e titoli di stato.
4- rivalutazione superiore all'inflazione = potere d'acquisto CERTO e MIGLIORABILE;
buoni postali fruttiferi e BTPi, polizze vita a gestione separata tasso tecnico >=2% (storicamente i rendimenti sono sempre stati superiori all'inflazione ma non è garantito da contratto).
5- consolidamento periodico degli interessi maturati = aumento del capitale CERTO;
polizze vita a gestione separata, PIP e buoni postali.
6- interessi composti = ottimizzazione CERTA e MIGLIORABILE;
polizze vita a gestione separata, buoni postali, PIP, FPA e FPN
(FPA e FPN possono avere interessi negativi = perdite di capitale).
7- coeff. di trasformazione bloccato = rendita CERTA e MIGLIORABILE;
alcune polizze vita.
8- opzione rendita o capitale alla scadenza = prestazione CERTA e MIGLIORABILE;
alcune polizze vita.
9- esente da tasse al percepimento = disponibilità economica CERTA;
tutte le polizze vita, i buoni postali e i titoli di stato
(eccetto per tutti la ritenuta fiscale sulla plusvalenza).
10- rendita vitalizia rivalutabile = protezione CERTA dall' erosione inflattiva durante il percepimento;
alcune polizze vita.
11- erogazione senza penalizzazioni in caso morte = capitale CERTO agli eredi;
quasi tutte le polizze vita, PIP, FPA e FPN.
PIP,FPA e FPN rispondono ad alcune delle caratteristiche richieste: purtroppo non hanno i coefficienti di trasformazione bloccati e si perde interamente il beneficio fiscale per la parte di versamento eccedente i 5.164,57€. Inoltre la prestazione è obbligatoriamente prevista in rendita o 50% rendita e 50% capitale, salvo il caso in cui la rendita derivante dalla conversione di almeno il 70% del montante finale sia inferiore al 50% dell'assegno sociale; in questo caso è prevista l'erogazione dell'intero capitale.
Sia la rendita che il capitale sono poi tassati dal 9% al 15% al percepimento.
BTPi e BPF (indicizzati all'inflazione) danno certezze sul rendimento, ma i BTPi necessitano di continui interventi (reinvestimento delle cedole e non sappiamo con quali rendimenti) ed entrambi non risolvono il longevity risk (rischio di sopravvivenza all'esaurimento del capitale).
Inoltre non possiamo prevedere con quale strumento ed a quali condizioni avverrà la conversione in rendita. Secondo me ci sono troppe incognite per costruire un piano previdenziale certo.
Le polizze vita sono presenti in tutte le voci, quindi dovrebbero essere la soluzione migliore.
Rimane il rischio inflazione: storicamente la gestione separata della compagnia per cui lavoro ha sempre ottenuto rendimenti nettamente superiori all'inflazione, ma non è una certezza garantita da contratto (è previsto il 2% di rivalutazione annua minima garantita).
Ma io sono ragionevolmente fiducioso nell'operato dei miei colleghi che si occupano della gestione investimenti; quindi il raggiungimento di questo requisito importantissimo dipenderà molto dalla compagnia a cui ci si affida. Se non potete avere ulteriori informazioni, scegliete almeno quella con i rendimenti storici migliori .
ATTENZIONE: le polizze vita non sono tutte uguali. Pochissime hanno i coefficienti di trasformazione in rendita bloccati (importantissimi per ottenere il nostro scopo) e fate soprattutto attenzione alle polizze vita UNIT e INDEX-LINKED perchè sono strumenti d'investimento senza prestazioni certe e NON SONO assolutamente adatti agli scopi previdenziali che ci siamo prefissati.
Per qualsiasi ulteriore info, postate qui o via email.
tuareg.zero@gmail.com
Oggi parliamo di pensione.
Scopo della pensione dovrebbe essere quello di garantire il nostro tenore di vita quando non saremo più in grado di lavorare (o non vorremo più farlo); quindi è importante pensarci per tempo perchè è più economico e si possono ottenere condizioni migliori rispetto a quelle ottenibili più avanti.
L'obiettivo di un piano pensionistico dovrebbe essere quello di ridurre il gap previdenziale al fine di rendere uguali (o il più possibile simili) l'ultimo reddito da lavoro ed il primo reddito da pensione, in modo da non essere costretti a ridurre il proprio tenore di vita dal giorno successivo al pensionamento. Tecnicamente si chiama "tasso di sostituzione".
Da qualche anno nella previdenza pubblica (INPS) e di categoria (Casse professionali) è prevalente il sistema contributivo che si basa esclusivamente sulla somma dei contributi versati durante l'intero periodo lavorativo: il montante contributivo verrà moltiplicato per il coefficiente di trasformazione e darà origine all'importo della pensione; i coefficienti di trasformazione verranno rivisti al ribasso con cadenza triennale perchè collegati all'aspettativa di vita dell'individuo. Oggi la previsione è di un aumento dell'aspettativa di vita di 3 mesi per ogni anno.
Se da una parte il sistema contributivo ha portato alla sostenibilità del sistema pensionistico e sta rimediando ai danni del vecchio sistema retributivo (basato sul reddito e non sui contributi), dall'altra ha ridotto notevolmente le pensioni rispetto a quanto erano abituati i nostri padri.
La cosa può aver generato un diffuso malcontento, ma credo che fosse indispensabile per rendere sostenibile il sistema pensionistico italiano e garantire un redddito a chi è già in pensione ed un minimo di pensione per le generazioni future.
Rimane il fatto che, volenti o nolenti, la nostra pensione pubblica non sarà più in grado di garantire un tenore di vita decoroso: si parla di un futuro tasso di sostituzione (rapporto tra l'ultimo reddito da lavoro ed il primo reddito da pensione) del 40% per i lavoratori autonomi e del 60% per i dipendenti.
Esempio: se il mio ultimo reddito è di 24.000€ netti all'anno, se sono un dipendente la mia pensione sarà di 14.400€ e se sono un autonomo di 9.600€ (questa differenza è dovuta al fatto che un dipendente paga il 33% di contributi, un autonomo ne paga il 20%).
La naturale conseguenza di ciò è che dovremmo integrare la pensione con forme di reddito supplementari se vogliamo garantirci un dignitoso tenore di vita quando saremo anziani: è altamente consigliato ai lavoratori dipendenti ed è assolutamente indispensabile ai lavoratori autonomi (diversamente saranno dolori e non parlo degli acciacchi della terza età).
Prevedere e provvedere a questa esigenza farà la differenza tra l'essere un anziano signore piuttosto che un povero vecchio.
Secondo me un piano pensionistico integrativo che sia efficace OGGI dovrebbe avere queste caratteristiche:
1- versamenti programmati ricorrenti obbligatori = accantonamento CERTO;
(indispensabile).
2- versamenti aggiuntivi non obbligatori = accantonamento MIGLIORABILE;
(utile ma non indispensabile).
3- rivalutazione minima garantita = rivalutazione CERTA e MIGLIORABILE;
(indispensabile).
4- rivalutazione superiore all'inflazione = potere d'acquisto CERTO e MIGLIORABILE;
(indispensabile).
5- consolidamento periodico degli interessi maturati = aumento del capitale CERTO;
(indispensabile)
6- interessi composti = ottimizzazione CERTA e MIGLIORABILE;
(indispensabile).
7- coeff. di trasformazione bloccato = rendita CERTA e MIGLIORABILE;
(indispensabile).
8- opzione rendita o capitale alla scadenza = prestazione CERTA e MIGLIORABILE;
(indispensabile).
9- esente da tasse al percepimento = disponibilità economica CERTA;
(indispensabile).
10- rendita rivalutabile = protezione da erosione inflattiva CERTA durante il percepimento.
(indispensabile).
11- erogazione senza penalizzazioni in caso morte = capitale CERTO agli eredi;
(indispensabile).
Vediamo ora quali strumenti finanziari rispondono alle caratteristiche sopra elencate:
1- versamenti programmati ricorrenti obbligatori = accantonamento CERTO;
polizze vita a premio ricorrente.
2- versamenti aggiuntivi non obbligatori = accantonamento MIGLIORABILE;
polizze vita a premio ricorrente e a premio unico, piani o fondi pensionistici individuali (PIP o FIP), fondi pensione aperti (FPA) e fondi pensione chiusi o negoziali (FPN).
3- rivalutazione minima garantita = rivalutazione CERTA e MIGLIORABILE;
polizze vita a gestione separata con tasso tecnico > 0, PIP, buoni postali e titoli di stato.
4- rivalutazione superiore all'inflazione = potere d'acquisto CERTO e MIGLIORABILE;
buoni postali fruttiferi e BTPi, polizze vita a gestione separata tasso tecnico >=2% (storicamente i rendimenti sono sempre stati superiori all'inflazione ma non è garantito da contratto).
5- consolidamento periodico degli interessi maturati = aumento del capitale CERTO;
polizze vita a gestione separata, PIP e buoni postali.
6- interessi composti = ottimizzazione CERTA e MIGLIORABILE;
polizze vita a gestione separata, buoni postali, PIP, FPA e FPN
(FPA e FPN possono avere interessi negativi = perdite di capitale).
7- coeff. di trasformazione bloccato = rendita CERTA e MIGLIORABILE;
alcune polizze vita.
8- opzione rendita o capitale alla scadenza = prestazione CERTA e MIGLIORABILE;
alcune polizze vita.
9- esente da tasse al percepimento = disponibilità economica CERTA;
tutte le polizze vita, i buoni postali e i titoli di stato
(eccetto per tutti la ritenuta fiscale sulla plusvalenza).
10- rendita vitalizia rivalutabile = protezione CERTA dall' erosione inflattiva durante il percepimento;
alcune polizze vita.
11- erogazione senza penalizzazioni in caso morte = capitale CERTO agli eredi;
quasi tutte le polizze vita, PIP, FPA e FPN.
PIP,FPA e FPN rispondono ad alcune delle caratteristiche richieste: purtroppo non hanno i coefficienti di trasformazione bloccati e si perde interamente il beneficio fiscale per la parte di versamento eccedente i 5.164,57€. Inoltre la prestazione è obbligatoriamente prevista in rendita o 50% rendita e 50% capitale, salvo il caso in cui la rendita derivante dalla conversione di almeno il 70% del montante finale sia inferiore al 50% dell'assegno sociale; in questo caso è prevista l'erogazione dell'intero capitale.
Sia la rendita che il capitale sono poi tassati dal 9% al 15% al percepimento.
BTPi e BPF (indicizzati all'inflazione) danno certezze sul rendimento, ma i BTPi necessitano di continui interventi (reinvestimento delle cedole e non sappiamo con quali rendimenti) ed entrambi non risolvono il longevity risk (rischio di sopravvivenza all'esaurimento del capitale).
Inoltre non possiamo prevedere con quale strumento ed a quali condizioni avverrà la conversione in rendita. Secondo me ci sono troppe incognite per costruire un piano previdenziale certo.
Le polizze vita sono presenti in tutte le voci, quindi dovrebbero essere la soluzione migliore.
Rimane il rischio inflazione: storicamente la gestione separata della compagnia per cui lavoro ha sempre ottenuto rendimenti nettamente superiori all'inflazione, ma non è una certezza garantita da contratto (è previsto il 2% di rivalutazione annua minima garantita).
Ma io sono ragionevolmente fiducioso nell'operato dei miei colleghi che si occupano della gestione investimenti; quindi il raggiungimento di questo requisito importantissimo dipenderà molto dalla compagnia a cui ci si affida. Se non potete avere ulteriori informazioni, scegliete almeno quella con i rendimenti storici migliori .
ATTENZIONE: le polizze vita non sono tutte uguali. Pochissime hanno i coefficienti di trasformazione in rendita bloccati (importantissimi per ottenere il nostro scopo) e fate soprattutto attenzione alle polizze vita UNIT e INDEX-LINKED perchè sono strumenti d'investimento senza prestazioni certe e NON SONO assolutamente adatti agli scopi previdenziali che ci siamo prefissati.
Per qualsiasi ulteriore info, postate qui o via email.
tuareg.zero@gmail.com
©riproduzione riservata