domenica 28 agosto 2011

Linee guida piano previdenziale (ovvero "il piano previdenziale perfetto")

aggiornamento 4.11.2011

Oggi parliamo di pensione.

Scopo della pensione dovrebbe essere quello di garantire il nostro tenore di vita quando non saremo più in grado di lavorare (o non vorremo più farlo); quindi è importante pensarci per tempo perchè è più economico e si possono ottenere condizioni migliori rispetto a quelle ottenibili più avanti.

L'obiettivo di un piano pensionistico dovrebbe essere quello di ridurre il gap previdenziale al fine di rendere uguali (o il più possibile simili) l'ultimo reddito da lavoro ed il primo reddito da pensione, in modo da non essere costretti a ridurre il proprio tenore di vita dal giorno successivo al pensionamento. Tecnicamente si chiama "tasso di sostituzione".

Da qualche anno nella previdenza pubblica (INPS) e di categoria (Casse professionali) è prevalente il sistema contributivo che si basa esclusivamente sulla somma dei contributi versati durante l'intero periodo lavorativo: il montante contributivo verrà moltiplicato per il coefficiente di trasformazione e darà origine all'importo della pensione; i coefficienti di trasformazione verranno rivisti al ribasso con cadenza triennale perchè collegati all'aspettativa di vita dell'individuo. Oggi la previsione è di un aumento dell'aspettativa di vita di 3 mesi per ogni anno.

Se da una parte il sistema contributivo ha portato alla sostenibilità del sistema pensionistico e sta rimediando ai danni del vecchio sistema retributivo (basato sul reddito e non sui contributi), dall'altra ha ridotto notevolmente le pensioni rispetto a quanto erano abituati i nostri padri.
La cosa può aver generato un diffuso malcontento, ma credo che fosse indispensabile per rendere sostenibile il sistema pensionistico italiano e garantire un redddito a chi è già in pensione ed un minimo di pensione per le generazioni future.

Rimane il fatto che, volenti o nolenti, la nostra pensione pubblica non sarà più in grado di garantire un tenore di vita decoroso: si parla di un futuro tasso di sostituzione (rapporto tra l'ultimo reddito da lavoro ed il primo reddito da pensione) del 40% per i lavoratori autonomi e del 60% per i dipendenti.
Esempio: se il mio ultimo reddito è di 24.000€ netti all'anno, se sono un dipendente la mia pensione sarà di 14.400€ e se sono un autonomo di 9.600€ (questa differenza è dovuta al fatto che un dipendente paga il 33% di contributi, un autonomo ne paga il 20%).

La naturale conseguenza di ciò è che dovremmo integrare la pensione con forme di reddito supplementari se vogliamo garantirci un dignitoso tenore di vita quando saremo anziani: è altamente consigliato ai lavoratori dipendenti ed è assolutamente indispensabile ai lavoratori autonomi (diversamente saranno dolori e non parlo degli acciacchi della terza età).
Prevedere e provvedere a questa esigenza farà la differenza tra l'essere un anziano signore piuttosto che un povero vecchio.

Secondo me un piano pensionistico integrativo che sia efficace OGGI dovrebbe avere queste caratteristiche:

1- versamenti programmati ricorrenti obbligatori = accantonamento CERTO;
(indispensabile).
2- versamenti aggiuntivi non obbligatori = accantonamento MIGLIORABILE;
(utile ma non indispensabile).
3- rivalutazione minima garantita = rivalutazione CERTA e MIGLIORABILE;
(indispensabile).
4- rivalutazione superiore all'inflazione = potere d'acquisto CERTO e MIGLIORABILE;
(indispensabile).
5- consolidamento periodico degli interessi maturati = aumento del capitale CERTO;
(indispensabile)
6- interessi composti = ottimizzazione CERTA e MIGLIORABILE;
(indispensabile).
7- coeff. di trasformazione bloccato = rendita CERTA e MIGLIORABILE;
(indispensabile).
8- opzione rendita o capitale alla scadenza = prestazione CERTA e MIGLIORABILE;
(indispensabile).
9- esente da tasse al percepimento = disponibilità economica CERTA;
(indispensabile).
10- rendita rivalutabile = protezione da erosione inflattiva CERTA durante il percepimento.
(indispensabile).
11- erogazione senza penalizzazioni in caso morte = capitale CERTO agli eredi;
(indispensabile).

Vediamo ora quali strumenti finanziari rispondono alle caratteristiche sopra elencate:

1- versamenti programmati ricorrenti obbligatori = accantonamento CERTO;
polizze vita a premio ricorrente.

2- versamenti aggiuntivi non obbligatori = accantonamento MIGLIORABILE;
polizze vita a premio ricorrente e a premio unico, piani o fondi pensionistici individuali (PIP o FIP), fondi pensione aperti (FPA) e fondi pensione chiusi o negoziali (FPN).

3- rivalutazione minima garantita = rivalutazione CERTA e MIGLIORABILE;
polizze vita a gestione separata con tasso tecnico > 0, PIP, buoni postali e titoli di stato.

4- rivalutazione superiore all'inflazione = potere d'acquisto CERTO e MIGLIORABILE;
buoni postali fruttiferi e BTPi, polizze vita a gestione separata tasso tecnico >=2% (storicamente i rendimenti sono sempre stati superiori all'inflazione ma non è garantito da contratto).

5- consolidamento periodico degli interessi maturati = aumento del capitale CERTO;
polizze vita a gestione separata, PIP e buoni postali.

6- interessi composti = ottimizzazione CERTA e MIGLIORABILE;
polizze vita a gestione separata, buoni postali, PIP, FPA e FPN
(FPA e FPN possono avere interessi negativi = perdite di capitale).

7- coeff. di trasformazione bloccato = rendita CERTA e MIGLIORABILE;
alcune polizze vita.

8- opzione rendita o capitale alla scadenza = prestazione CERTA e MIGLIORABILE;
alcune polizze vita.

9- esente da tasse al percepimento = disponibilità economica CERTA;
tutte le polizze vita, i buoni postali e i titoli di stato
(eccetto per tutti la ritenuta fiscale sulla plusvalenza).

10- rendita vitalizia rivalutabile = protezione CERTA dall' erosione inflattiva durante il percepimento;
alcune polizze vita.

11- erogazione senza penalizzazioni in caso morte = capitale CERTO agli eredi;
quasi tutte le polizze vita, PIP, FPA e FPN.

PIP,FPA e FPN rispondono ad alcune delle caratteristiche richieste: purtroppo non hanno i coefficienti di trasformazione bloccati e si perde interamente il beneficio fiscale per la parte di versamento eccedente i 5.164,57€. Inoltre la prestazione è obbligatoriamente prevista in rendita o 50% rendita e 50% capitale, salvo il caso in cui la rendita derivante dalla conversione di almeno il 70% del montante finale sia inferiore al 50% dell'assegno sociale; in questo caso è prevista l'erogazione dell'intero capitale.
Sia la rendita che il capitale sono poi tassati dal 9% al 15% al percepimento.

BTPi e BPF (indicizzati all'inflazione) danno certezze sul rendimento, ma i BTPi necessitano di continui interventi (reinvestimento delle cedole e non sappiamo con quali rendimenti) ed entrambi non risolvono il longevity risk (rischio di sopravvivenza all'esaurimento del capitale).
Inoltre non possiamo prevedere con quale strumento ed a quali condizioni avverrà la conversione in rendita. Secondo me ci sono troppe incognite per costruire un piano previdenziale certo.

Le polizze vita sono presenti in tutte le voci, quindi dovrebbero essere la soluzione migliore.
Rimane il rischio inflazione: storicamente la gestione separata della compagnia per cui lavoro ha sempre ottenuto rendimenti nettamente superiori all'inflazione, ma non è una certezza garantita da contratto (è previsto il 2% di rivalutazione annua minima garantita).
Ma io sono ragionevolmente fiducioso nell'operato dei miei colleghi che si occupano della gestione investimenti; quindi il raggiungimento di questo requisito importantissimo dipenderà molto dalla compagnia a cui ci si affida. Se non potete avere ulteriori informazioni, scegliete almeno quella con i rendimenti storici migliori .

ATTENZIONE: le polizze vita non sono tutte uguali. Pochissime hanno i coefficienti di trasformazione in rendita bloccati (importantissimi per ottenere il nostro scopo) e fate soprattutto attenzione alle polizze vita UNIT e INDEX-LINKED perchè sono strumenti d'investimento senza prestazioni certe e NON SONO assolutamente adatti agli scopi previdenziali che ci siamo prefissati.

Per qualsiasi ulteriore info, postate qui o via email.
tuareg.zero@gmail.com
©riproduzione riservata

venerdì 5 agosto 2011

Premio Unico Assicurativo vs BTP vs Buoni Postali

Oggi non vi parlerò di tutela del capitale umano e coefficienti di trasformazione. Oggi parliamo di semplice risparmio.

Quello che seguirà è un puro esercizio didattico: il confronto tra un "investimento" in Buoni del Tesoro Poliennali (BTP), Buoni Postali Ordinari (BPO) e un Premio Unico Assicurativo (PU sempre preso tra gli strumenti della mia cassetta degli attrezzi).

Per il nostro esempio ho considerato un capitale di 10.000€ (10k) ed un periodo d'investimento di 20 anni.

Per tutti gli strumenti non ho considerato la ritenuta fiscale del 12,5% (o 20% si vedrà) perchè uguale per tutti. Considereremo quindi la rivalutazione al lordo degli oneri fiscali e la fisseremo a 3,40% perchè ottenibile con tutte le soluzioni che analizzeremo.

Perchè confrontare 3 strumenti quando il risultato sarà lo stesso? Perchè il processo di rivalutazione è diverso ed ognuno dei 3 ha caratteristiche che possono renderlo preferibile agli altri due.

Poi nei fatti è importante il rendimento e molto spesso sarà l'ago della bilancia nella scelta. Ma procediamo per ordine.

Per comprare un BTP ci si dovrà recare in banca o farlo da soli tramite il proprio conto on line. E' necessario aprire un conto titoli il cui costo sarà di €34,20 l'anno. Vi ricordo che il bollo sul dossier titoli, a seguito della manovra finanziaria 2011, rimane invariato agli attuali €34,20 l’anno per investimenti inferiori ai 50.000 euro, sale a €70 in caso di superamento della soglia dei 50.000 euro, a €240 in caso di superamento della soglia dei 150.000 euro e a €680 dai 500.000 euro in su. Tali ultimi tre importi verranno poi aumentati dal 2013 rispettivamente a 230, 780 e 1.110 euro.
Nel nostro esempio, il nostro BTP da 10k renderà il 3,40% annuo (dipenderà di fatto dall'emissione), quindi ogni 6 mesi staccherà una cedola di €170,00 (totali €6.800 in 20 anni) che verrà versata nel nostro conto.
A questo guadagno andranno tolti €34,20 l'anno di bollo per la gestione titoli (34,20 x 20 anni = €684,00). Quindi i nostri €6.800,00 provenienti dalla somma delle cedole diventano €6.116,00 (6.800 - 684 = €6.116,00).
Il tasso di rivalutazione è semplice, quindi non c'è la rivalutazione degli interessi sugli interessi. Per ottenere la rivalutazione composta degli interessi (interessi sugli interessi) sarà necessario reinvestire la cedola diversamente o riacquistare successivi collocamenti di BTP al raggiungimento dei 1.000€ di importo cedole (1k è l'importo minimo per l'acquisto di BTP) avendo cura di acquistare il nuovo BTP ad una quotazione uguale o inferiore a 100. Quindi è uno strumento che necessita di continua, seppur minima, manutenzione per ottenere l'ottimizzazione della rivalutazione.
Se invece può essere utile contare sulla liquidità della cedola semestrale, allora può essere la giusta soluzione.
Con l'emissione di luglio 2011 al 5,25% si otterrebbe una cedola semestrale di €262,50 per un importo totale degli interessi semplici in 20 anni pari a €10.500.
Tolti €684,00 di bollo in 20 anni, il risultato è di €9.816,00 (10.500 - 684 = €9.816).

Che cosa succede se devo monetizzare il mio BTP prima della scadenza?
In questo caso dovrò rivendere alla banca il mio titolo alla quotazione vigente, quindi se la quotazione sarà superiore a 100 avrò più del mio capitale iniziale (esempio a 103 i miei 10k verranno venduti a 10.300€), se invece sarà inferiore a 100 avrò meno del mio capitale iniziale (esempio a 97 i miei 10k saranno venduti a 9.700€). Una sorta di penale sul riscatto anticipato che durerà per 19 anni (alla scadenza la quotazione sarà 100).
Come già detto è uno strumento che necessita di continua attenzione e frequente manutenzione se vogliamo ottimizzare il risultato.

Per comprare dei BPO (Buoni Postali Ordinari) ci si reca alle vecchie e care Poste Italiane. Non ci sono costi d'ingresso. Il BPO dell'esempio è la serie B81 di luglio 2011 (è lo strumento che ha determinato la rivalutazione considerata del 3,40% perchè pur essendo la rivalutazione massima ottenibile oggi con un BPO, è di fatto la più bassa nel confronto ottenibile utilizzando i 3 strumenti dell'esempio).
E' una soluzione molto semplice: la rivalutazione è composta (capitalizzazione bimestrale degli interessi e successiva rivalutazione degli interessi sugli interessi) ed è progressiva (1° anno = 1,55%; 2° anno = 1,62% e così via fino al 20° anno = 5,45%). La media della rivalutazione semplice in 20 anni sarà 3,40% mentre la rivalutazione composta degli interessi in 20 anni = 4,75%.
Al termine dei 20 anni i miei 10k saranno diventati €19.508.
E' uno strumento a manutenzione zero, del tipo compra e dimentica.
I rendimenti non sono elevati (sono i più bassi tra i 3 strumenti considerati) ma è un'ottima soluzione per chi non vuole più preoccuparsene e si accontenta di un interesse piccolo ma certo.

Che cosa succede se devo monetizzare il capitale prima della scadenza?
Fino ai primi 12 mesi c'è la restituzione del capitale iniziale senza interessi. Dal 2° al 20° anno viene corrisposto il capitale rivalutato secondo il meccanismo degli interessi progressivi, quindi si ha una penalizzazione decrescente sugli interessi col passare degli anni. C'è di fatto una penale di riscatto anticipato che agisce sulla diminuzione degli interessi rispetto al raggiungimento dell'obiettivo finale. Il capitale iniziale è sempre garantito.

Il Premio Unico Assicurativo (PU) si acquista presso una Compagnia Assicurativa per mezzo di un intermediario (tipo il sottoscritto). Il PU di mia competenza è a Vita Intera, quindi non è previsto un limite sulla durata del contratto e la scadenza naturale è con la morte del sottoscrittore. Prevede una commissione d'ingresso (caricamenti) dal 2,5% al 1,0% (dipende dal capitale) + 50€ di spese di sottoscrizione. Per cui il mio capitale effettivamente utilizzato per la rivalutazione sarà di €9.750 (10k - 2,5% = €9.750).
Gli interessi sono consolidati semestralmente in funzione della rivalutazione della gestione separata secondo il meccanismo 100% della rivalutazione - min 0,8% max 1,5% tasso trattenuto (dipende dal capitale versato).
E' garantito un tasso minimo del 2% per i primi 5 anni; dopo il 5° anno la compagnia si riserva di rivedere il minimo garantito e comunicarlo per i successivi 5 anni e così via.
Quindi nel nostro esempio, per avere la rivalutazione del 3,40% la gestione dovrà maturare il 4,90% lordo (4,90 - 1,50 = 3,40%). Considerando che il rendimento 2010 è stato 6,43% e che la media degli ultimi 7 anni = 5,92%, il 3,40% è un risultato minimo molto al di sotto della potenzialità attuale e presumibilmente facilmente superabile.
Dopo 20 anni al 3,40% il mio capitale sarà di €19.136 - 50€ spesi per la sottoscrizione iniziale = €19.086.
Il valore di riscatto totale potrà essere convertito in:
a) una rendita annua vitalizia rivalutabile posticipata pagabile al Contraente sua vita natural durante;
b) una rendita annua vitalizia rivalutabile posticipata, di minore importo rispetto alla rendita di cui al precedente punto a), pagabile in modo certo per 5, 10, 15 o 20 anni al Contraente, se in vita o, in mancanza, ai suoi eredi. In caso di vita del Contraente, oltre i primi 5, 10, 15 o 20 anni, la rendita continuerà ad essere pagata solo al Contraente sua vita natural durante;
c) una rendita annua vitalizia rivalutabile posticipata, di minore importo, pagabile al Contraente e reversibile a favore di un’altra persona designata, purché tra i due esista un divario di età non superiore a 5 anni. La reversibilità può essere totale o parziale.
Stessa cosa in caso di morte del Contraente. In questo caso i benefici delle prestazioni andranno al beneficiario designato.
La rendita o il capitale sono impignorabili, insequestrabili, non seguono l'asse ereditario e non sono soggetti a tasse di successione.

Che cosa succede se devo monetizzare il capitale prima della scadenza?
Entro 12 mesi non è consentito il riscatto; al 2° anno la penale di riscatto è del 5%; al 3° anno è 2,50%; al 4° anno è 0,75%; dal 5° anno in poi non ci sono penali di riscatto. Naturalmente gli interessi vengono consolidati durante i primi 4 anni in cui ci sono le penali di riscatto, per cui vanno a ridurre il peso della penale stessa.
E' consentito il riscatto parziale per multipli di 5k.
Anche questo è uno strumento a manutenzione zero, del tipo compra e dimentica.

Alcune considerazioni:
- il BTP è uno strumento indicato per chi vuole occuparsi di seguire l'investimento, perchè è soggetto a manutenzione e interventi successivi (reinvestimento delle cedole). Può comunque produrre facilmente rivalutazioni superiori al 3,40% che abbiamo considerato (fino al 6% lordo a seconda del periodo di emissione). Secondo me è indicato soprattutto per chi può avere benefici dalla liquidità della cedola semestrale. Rimane l'incognita del riscatto anticipato, perchè una cessione del titolo sotto il 100 può essere anche molto penalizzante.

- il BPO è uno strumento semplice e comodo. Non richiede manutenzione, i rendimenti sono certi ma veramente molto bassi. In caso di riscatto anticipato è sempre garantito il capitale iniziale ma la rivalutazione si riduce veramente ai minimi termini. Il rendimento del 3,40% è il massimo risultato ottenibile con la serie B81 (luglio 2011).

- il PU è l'unico dei 3 con commissione d'ingresso. Quindi un riscatto anticipato al 12° mese è da evitare. E' il più penalizzante in caso di riscatto anticipato fino al 2° anno. Al 3° anno la penalizzazione viene assorbita interamente dalla rivalutazione lasciando comunque un piccolo margine di guadagno. Al 4° anno si ottiene una plusvalenza certa anche in caso di riscatto; dal 5° anno in poi si viaggia che è un piacere ed è tutto grasso che cola. Secondo me è l'unico che stabilisce chiaramente la percentuale e la durata del periodo in cui sono previste le penali in caso di riscatto anticipato. D'altro canto la penalizzazione è limitata ai primi 3 anni, il 4° anno è veramente irrisoria. Sicuramente consigliabile per periodi di giacenza superiori ai 4 anni.
Inoltre la media storica dei rendimenti è decisamente superiore a quella dei BTP ed ovviamente dei BPO. Per esempio la rivalutazione attuale del nostro esempio con il rendimento 2010 = 6,43 - 1,50 =  4,97% riconosciuto agli associati, darebbe un risultato finanziario finale dei nostri 10k = €26.025.

Non mi esprimo sull'opzione di conversione del capitale in rendita prevista dal Premio Unico perchè deve rispondere ad esigenze soggettive. Certamente melius abundare quam deficere anche nelle possibilità di utilizzo del capitale maturato.

Con il BPO il rendimento massimo è già stabilito: è ottenibile solo al completamento del periodo previsto. Quindi valutare bene anche le altre alternative.

Con il BTP il confronto con il PU può diventare interessante nel caso in cui le cedole venissero costantemente investite a quota 100 e con rendimenti pari alla gestione separata. Se le cedole non vengono investite gli interessi sono semplici e quindi non confrontabili con i maggiori interessi composti della gestione separata del PU. Da valutare anche la riduzione del rendimento una volta scontato il bollo di €34,20 l'anno.

Con il PU il valore del rendimento non è certo, ma è storicamente sempre maggiore dei titoli di stato, e la migliore gestione separata è sempre stata maggiore del migliore BTP.

Resta il problema del riscatto anticipato:
il BTP rimane un'incognita (100? + di 100? o - di 100?);
il BPO è penalizzante per tutto il periodo fino alla scadenza naturale a causa del meccanismo degli interessi progressivi;
il PU è penalizzante i primi 4 anni, dal 5° in poi la penale = zero. Patti chiari, amicizia lunga.

Ricordo sempre che "i rendimenti passati non sono una garanzia di quelli futuri", ma credo anche che valga la pena un minimo di rischio in virtù del risultato conseguibile grazie alla potenzialità dei rendimenti ottenuti dalla gestione separata. Male che vada si può sempre uscire dal 5° anno in poi con la totale assenza di penale.

Per qualsiasi ulteriore info, postate qui o via email.
tuareg.zero@gmail.com
©riproduzione riservata

mercoledì 3 agosto 2011

Long Term Care e Dread Disease

aggiornamento 6.09.2011

Oggi siamo belli (beh, magari non tutti), giovani e forti: dei leoni alla conquista del mondo e non c'è nulla (diciamo quasi nulla) e niente che ci spaventi o ci possa fermare (forse questo è ancora meno vero). Comunque l'importante è esserne convinti.

Ma come sarà la nostra esistenza col passare degli anni e indipendentemente dalla nostra volontà?

Le analisi e le statistiche parlano chiaro: quella macchina perfetta (quasi perfetta) che è il nostro corpo è destinata inesorabilmente ad un deterioramento progressivo ed un giorno, il più lontano possibile, si fermerà.

Per rendere il più dignitoso possibile questo periodo transitorio della nostra Vita servono due cose solamente: l'affetto dei propri cari e una buona provvista di denaro.

Per l'affetto dei vostri cari non posso insegnarvi nulla: siete sicuramente più bravi di me.
Per garantirvi una sicura provvista di denaro forse può essere utile qualche suggerimento.

Una piccola considerazione: l'ultimo periodo della nostra Vita sarà quello che maggiormente ricorderanno di noi i nostri cari e coloro che ci saranno stati vicino.
Per cui credo che sarebbe una buona cosa cercare di lasciare possibilmente un buon ricordo anche evitando di pesare su di loro oppure facendolo il meno possibile.

Almeno, io la penso così: per me è una questione di dignità.

Allacciate le cinture: si parte!

Una persona è considerata non autosufficiente quando sia incapace, in modo presumibilmente permanente, di svolgere totalmente o parzialmente almeno 3 tra le 4 attività elementari della vita quotidiana (ADL) quali lavarsi, vestirsi, muoversi e mangiare, oppure in caso di malattia mentale invalidante quale l'Alzheimer.
Le definizioni dettagliate degli ADL (activities of daily living: capacità di svolgere gli atti elementari della vita) sono le seguenti:
lavarsi: capacità di entrare ed uscire dal bagno, compiere in autonomia le funzioni igieniche; entrare ed uscire dalla vasca o dalla doccia od utilizzare una spugna per lavarsi senza l’aiuto di altre persone;
vestirsi: capacità di indossare tutti i tipi di vestiario e di protesi eventualmente necessarie, inclusa la capacità di prenderle dal luogo dove sono normalmente custodite senza l’aiuto di altre persone;
• nutrirsi: capacità di portarsi il cibo, preparato da una terza persona, alla bocca da un piatto o scodella senza l’aiuto di altre persone;
muoversi: capacità di cambiare posizione, come alzarsi dal letto, trasferirsi su una poltrona o su una sedia a rotelle e viceversa senza l’aiuto di altre persone;
Per prevedere e risolvere i problemi economici derivanti dal queste problematiche, si possono valutare strumenti di tutela che garantiscono un importo mensile predeterminato al verificarsi della non autosufficienza.
Si chiamano Long Term Care (LTC), si possono sottoscrivere dai 18 fino ai 70 anni di età e sono a vita intera, cioè la durata del contratto coincide con la durata della vita dell'assicurato: il pagamento del premio è fino al manifestarsi della non autosufficienza, il pagamento dell'indennizzo sarà fino al sopraggiungere della morte.
Al verificarsi dello stato di non autosufficienza viene erogato un importo mensile che varia da 500 a 2500€. L'importo erogato è fisso e viene concordato al momento della sottoscrizione. Sarà erogato fino alla sopravvivenza dell'assicurato indipendentemente dalla gravità della patologia e dalle spese necessarie per l'assistenza.

E nel caso invece di gravi patologie che necessitino di cure costose e di prolungate assenze dal lavoro?
In questi casi ci sono strumenti di tutela del tenore vita e garanzia sulla perdita di reddito in caso di gravi patologie non necessariamente mortali (cancro, ictus, infarto, by-pass aorto-coronarico...) che garantiscono un capitale prefissato alla comparsa della patologia.
Si chiamano Criticall Illness o Dread Disease: sono sottoscrivibili dai 18 fino ai 60 anni di età e coprono fino al compimento dei 65 anni; il capitale assicurato va concordato alla stipula del contratto e varia da 10.000 a 250.000€.
Viene erogato l'intero capitale assicurato in unica soluzione al verificarsi di uno qualsiasi degli eventi assicurati.
Questa soluzione secondo me dovrebbe essere indispensabile per la serenità di un lavoratore autonomo (artigiano, imprenditore, professionista...) perchè non esiste alcun tipo di tutele per queste categorie professionali in caso di mancata produzione del reddito a seguito di lunghe assenze dal lavoro per gravi patologie. Siete completamente abbandonati a voi stessi amici miei: o provvedete voi... o provvedete voi. Potendo scegliere... dovete provvedere voi!
Credo però che sarebbe altamente consigliabile anche per un lavoratore dipendente perchè, a quanto mi risulta, la tutela del reddito da lavoro dipendente in caso di malattia è prevista nella misura del 50% del reddito per i primi 20 giorni di malattia e del 66,66% dal 21° fino ad un massimo di 180 giorni. Dopo tale periodo non è più previsto alcun sostegno economico ed il datore di lavoro ha la facoltà di licenziare il lavoratore oppure di conservargli il posto fino al suo rientro ma senza alcuno stipendio.
Attenzione: non sto parlando di polizze sanitarie che coprano le spese sostenute per le cure (in Italia per gli interventi di emergenza o di alta chirurgia ci si rivolge normalmente alle strutture pubbliche, quindi non risulterebbe indispensabile una polizza sanitaria); sto parlando di una soluzione assicurativa che garantisce il reddito, evitando le conseguenze derivanti dalla prolungata mancanza di guadagno. Qui il buon senso e la prevenzione imporrebbero di provvedere obbligatoriamente.

Per il caso morte, invalidità funzionale grave permanente, necessità di trapianto di organi vitali o diagnosi di malattia terminale ci sono le classiche temporanee caso morte che coprono fino ai 75 anni. Qui non c'è limite sul capitale assicurato.
Anche qui è prevista l'erogazione dell'intero capitale assicurato in unica soluzione al verificarsi di uno degli eventi assicurati.

Per copertura caso morte, invalidità e trapianto oltre i 75 anni ci sono le miste a vita intera che sono sottoscrivibili fino ai 92 anni e durano tutta la vita. Anche qui non c'è limite sul capitale assicurato.

Tutte le soluzioni che ho indicato sono differenti dalle polizze malattia perchè non pagano le spese sanitarie ma erogano un capitale o una rendita vitalizia predeterminati e indipendentemente dal fatto che siano state sostenute delle spese oppure no. Lo scopo è quello di tutelare e garantire il proprio tenore di vita.

Tutte queste soluzioni hanno un costo annuo costante e che non cambia nel corso degli anni neppure in caso di peggioramento dello stato di salute.
Il costo dipende unicamente dall'età e dallo stato di salute alla sottoscrizione.

Quindi più si è giovani ed in salute e minore sarà il costo del premio annuo da sostenere per il periodo assicurato.

Per qualsiasi ulteriore info, postate qui o via email.
tuareg.zero@gmail.com

©riproduzione riservata

venerdì 8 luglio 2011

Sulla congruità del TFM per gli Amministratori di Società

L'Amministrazione Finanziaria non può sindacare sulla congruità e sulla deducibilità del trattamento di fine mandato (T.F.M.) per gli Amministratori di Società a condizione che il trattamento sia stato deliberato dall'Assemblea dei Soci e risulti da atto avente data certa antecedente all'inizio del rapporto (nomina o rinnovo).

La sentenza 24957 del 10/12/2010 della Corte di Cassazione, sembra mettere finalmente la parola "fine" alla vicenda che aveva visto, nel corso dell'ultimo decennio, un susseguirsi di interpretazioni di varia natura e che, di fatto, permettevano all'Amministrazione Finanziaria di mettere in discussione sia l'entità dei compensi attribuiti al Consiglio di Amministrazione, che la deducibilità degli stessi ai fini del reddito di impresa.

Il trattamento di fine mandato è un'indennità che l'impresa si impegna a corrispondere agli amministratori alla scadenza del mandato. Come il compenso, deve essere preventivamente stabilita e determinata dall'atto costitutivo della società o dall'assemblea dei soci. Può essere stabilita in misura fissa, percentuale sul compenso annuo o proporzionalmente ad alcune grandezze del bilancio.

Il TFM è applicabile agli amministratori di società, ai procuratori, ai consiglieri e, più in generale, a tutti i collaboratori legati all'azienda da un contratto di collaborazione a progetto.

Le forme societarie cui si può applicare sono:
- società di persone (S.n.c.  e S.a.s);
- società di capitali (S.r.l., S.p.a. e S.a.p.a.);
- società cooperative;
- società di mutua assicurazione;
- associazioni professionali con particolari caratteristiche;
- enti pubblici o privati;
- qualsiasi soggetto giuridico che stipuli contratti di collaborazione a progetto.
 
Se il diritto all'indennità risulta da data certa anteriore all'inizio del rapporto (nomina o rinnovo):
- la società deduce in ogni esercizio la quota Tfm di competenza (è indeducibile ai fini Irap) e, alla cessazione del mandato, eroga l'indennità al netto della ritenuta d'acconto del 20% (circolare 37/E 6/7/01) da versare all'Erario con cod.1040;
- l'indennità incassata dall'amministratore è soggetta a tassazione separata (art.17c del Tuir). L'Agenzia delle Entrate provvede al ricalcolo dell'imposta, con il criterio della tassazione separata, applicando l'aliquota corrispondente al reddito medio del biennio precedente alla fine del mandato ovvero, se più favorevole all'amministratore, l'aliquota dell'anno di pagamento.


In mancanza della data certa le indennità corrisposte potranno essere portate in deduzione solamente nell'anno in cui sono state effettivamente erogate. L'indennità concorrerebbe integralmente alla formazione del reddito dell'amministratore e sarebbe soggetta a tassazione ordinaria secondo lo stesso trattamento del compenso ricorrente.

Il riconoscimento della data certa anteriore al rapporto, si potrebbe alternativamente ottenere con:
a) redazione di verbale di assemblea da parte di un notaio;
b) estratto notarile del libro delle deliberazioni dell'assemblea;
c) autenticazione notarile delle firme dei soci sul verbale di delibera;
d) notifica rituale del verbale di delibera all'amministratore stesso;
e) registrazione della delibera dei soci presso l'Ufficio del Registro;
f) invio all'amministratore con raccomandata di copia della delibera in plico senza busta.

La società può decidere di accantonare l'indennità di fine mandato in una polizza di assicurazione caso vita, o caso vita + morte, che offre i seguenti vantaggi:
- salvaguarda l'equilibrio finanziario nell'esercizio in cui dovrà essere corrisposta l'indennità (
costituzione certa della provvista di fondi necessari alla liquidazione dell'amministratore);
- il capitale accantonato si rivaluta;
- le somme corrisposte alla compagnia di assicurazione sono impignorabili e insequestrabili (art.1923 c.c.)

Il contraente della polizza è sempre la società, mentre il beneficiario può essere la società o l'amministratore. In questo secondo caso la plusvalenza maturata durante l'accantonamento è percepita dall'amministratore e non concorrendo alla formazione del suo reddito imponibile è tassata unicamente al 12,5%.


Per qualsiasi ulteriore info, postate qui o via email.
tuareg.zero@gmail.com

martedì 5 luglio 2011

Eredi legittimi e polizze vita

Cassazione Civile II, sentenza 6351 del 23-03-2006


Successioni e donazioni - Donazioni indirette - Assicurazione sulla vita
Deve escludersi che il contratto di assicurazione sulla vita in favore dell´erede legittimo o testamentario possa qualificarsi quale donazione indiretta del contraente in favore dei terzi designati. Ed infatti la corresponsione dell´indennità in favore del beneficiario, pur se derivante dal contratto stipulato dal contraente assicurato a favore del terzo designato, non determina un corrispondente depauperamento del patrimonio del contraente assicurato e, pertanto, non può ritenersi costituire oggetto di un atto di liberalità ai sensi dell´art. 809 c.c. assoggettabile alle norme sulla riduzione delle donazioni per integrare la quota dovuta ai legittimari. Il solo depauperamento che si verifica nel patrimonio del contraente assicurato è costituito dal versamento dei premi assicurativi da lui eseguito in vita e, pertanto, solo le somme versate a tale titolo possono considerarsi oggetto di liberalità indiretta a favore del terzo designato come beneficiario, con conseguente assoggettabilità all´azione di riduzione proposta dagli eredi legittimi.

Per qualsiasi ulteriore info, postate qui o via email.
tuareg.zero@gmail.com

Pignorabilità e sequestrabilità delle Polizze sulla Vita

Fonte Assinews:


L'articolo 1923 del codice civile - diritti dei creditori e degli eredi - al primo comma dice: le somme dovute dall'assicuratore al contraente o al beneficiario non possono essere sottoposte ad azione esecutiva o cautelare.

In pratica tutte le polizze in cui è presente seppur in minima parte  il rischio demografico e nelle quali è presente la figura dell’assicurato che si possono qualificare come polizze vita quali le caso morte, caso vita, miste, in valuta, index e unit linked, ecc. non sono sequestrabili o pignorabili.
Qualcosa è cambiato quando la prima sezione della Corte di Cassazione, con sentenza della prima sezione civile n. 8676 del 25 gennaio - 26 giugno 2000 ha dato una lettura restrittiva all'articolo 1923 con l'obiettivo di scoraggiare chi, mediante i versamenti in un prodotto assicurativo, cercasse uno scudo giuridico al riparo dei creditori.

La Corte di Cassazione ritiene che, oggetto  delle speciali tutele previste dall'articolo 1923 come impignorabilità e insequestrabilità, siano la rendita o il capitale erogati a favore del contraente o del beneficiario al verificarsi dell'evento per cui è stato stipulato il contratto.

L'indennizzo finale che l'assicuratore paga a favore dei beneficiari nel caso morte e il capitale e/o rendita a favore del contraente o del beneficiario nel caso vita sono esenti da pignoramento, da sequestri e anche dal fallimento.
Il raggiungimento dell'evento assicurato rappresenta la concretizzazione del contratto stipulato e l'indennizzo finale la sua conclusione.

Diversa è l'interpretazione che la Corte di Cassazione ha sentenziato riguardo ai riscatti effettuati prima che l'evento oggetto di contratto si sia realizzato.
Le somme ricevute come riscatti anticipati da parte della compagnia a favore dell'assicurato o di chi risulta legittimato a riceverle possono essere aggredite dai creditori e confluiscono nel fallimento.

In pratica, l'impignorabilità e la non sequestrabilità delle polizze miste, caso vita e morte, index e unit linked,…sono diritti inviolabili se vengono portati a termine i contratti fino al verificarsi dell'evento assicurato, altrimenti, se si effettua un disinvestimento anticipato si presuppone che siano stati sottoscritti solamente con la chiara intenzione di eludere i creditori.

Innovativa  è invece la pronuncia del Tribunale di Parma del 10.08.2010, con la quale si dichiara la non applicabilità del divieto di pignoramento delle polizze vita a quelle rientranti nelle categorie unit ed index linked.
Negli ultimi anni, il mondo assicurativo ha proposto ai consumatori delle particolari polizze vita che prendono il nome di polizze unit linked ed index linked.
La loro particolarità risiede nel fatto che il premio versato garantisce un rendimento collegato all’andamento di un fondo finanziario (per le unit linked) o di un indice azionario (per le index linked) che può essere riscosso – insieme al capitale versato – non solo in caso di morte dell’assicurato, ma anche alla scadenza naturale del contratto “assicurativo”.

Nella sentenza de qua, il Tribunale di Parma solleva il velo sulla congerie di prodotti finanziari proposti come “assicurazioni sulla vita” precisando la ratio, e di conseguenza il limite di applicazione, del principio di impignorabilità e insequestrabilità delle somme relative all’assicurazione sulla vita, sancito dall’art. 1923 cod. civ.

Pur confermando tale principio, il Tribunale di Parma ha stabilito che le polizze index o unit linked sono da considerarsi prodotti finanziari a tutti gli effetti in quanto le caratteristiche tipiche di “prodotto finanziario” prevalgono sulla componente assicurativa, ancorché presente.
In particolare, il fatto che tali polizze siano contratti legati agli indici di uno o più mercati borsistici significa che l'entità del capitale assicurato dipende interamente da un indice azionario. Inoltre, nella maggior parte dei casi, le polizze sono a premio unico e possono essere sottoscritte per coprire sia il caso vita che il caso morte.
Ne deriva che è del tutto secondario che a tale forma di investimento finanziario sia associata un’assicurazione sulla vita per il periodo dell’investimento.

Costituendo soprattutto un investimento finanziario che non ha la finalità, almeno in via principale, di soddisfare bisogni di carattere previdenziale, tali prodotti non possono beneficiare del divieto di pignorabilità previsto dal legislatore, potendo quindi essere aggrediti con le normali procedure esecutive.

In conclusione, risulta di palmare evidenza che, qualora venisse definitivamente acquisito il principio sostanzialistico espresso dal Tribunale di Parma, si realizzerebbe una forte espansione dei poteri dei creditori di quei soggetti che, proprio per evitare di subire azioni esecutive, hanno sottoscritto polizze index o unit linked nella speranza di approfittare del regime previsto dall’art. 1923 del cod. civ..

Alla luce di questa sentenza vi è una schiera di magistrati che ritiene che tali contratti non siano da ascriversi nei contratti vita e come tali non godano dei benefici di impignorabilità e  insequestrabilità e  un’altra serie di esperti che invece sostengono l’assoluta appartenenza ai contratti vita perché per il  1882 contengono  il rischio  demografico anche se in minima parte e quindi sono da ascriversi ai contratti vita.
Resto scettico sui contratti di capitalizzazione che non avendo inserita in polizza la figura dell’assicurato non possono dirsi a pieno titolo contratti vita e come tali non fruiscono dei benefici del 1923 C.C.
Cito per la cronaca anche un’altra sentenza della Corte di Cassazione a favore dell’impignorabilità di un soggetto al quale il curatore fallimentare voleva nel fallimento far confluire anche una polizza che era stata stipulata in bonis cioè in epoca non sospetta a puro titolo previdenziale che nulla aveva a che fare con il pregiudizio dei creditori e la sentenza ha ribadito il divieto di pignoramento di quelle somme   Le sezioni unite della Cassazione, con la sentenza n. 8271 del 31 marzo 2008, hanno risolto il contrasto giurisprudenziale (tra Cass. n. 8676/00 e le precedenti Cass. nn. 1811/65; 2802/72; 11975/99) in ordine alla questione se sia o non sia legittimato il curatore del fallimento ad esercitare il riscatto della polizza vita stipulata dal fallito, già in bonis, con l’impresa assicuratrice, stabilendo che “non essendo (per la loro funzione previdenziale) acquisibili al fallimento le somme dovute al fallito in base a contratto di assicurazione sulla vita, non è conseguentemente legittimato il curatore ad agire nei confronti dell’assicuratore per ottenere il valore di riscatto della correlativa polizza”.
In conclusione ferma la validità dell’art. 1923 c.c,  laddove si evinca la malafede e il dolo  in pregiudizio dei creditori oltre al diritto fallimentare e alle revocatorie relative,anche la magistratura ordinaria può giudicare pignorabili e sequestrabili le somme accantonate su un contratto vita; dove sono palesi le finalità previdenziali e   il contratto è stato stipulato in bonis senza alcun legame con creditori ipotetici futuri, la polizza vita è ancora oggi , al di là di sentenze dell’ultima ora frutto più di un vezzo giuridico  che di una reale modificazione degli intenti previdenziali stabiliti dal codice, l’unico strumento che difende i capitali da eventuali creditori.

Per qualsiasi ulteriore info, postate qui o via email.
tuareg.zero@gmail.com

lunedì 4 luglio 2011

Art.1923 Codice Civile

Dispositivo dell'art. 1923 Codice Civile

Fonti → Codice Civile → LIBRO QUARTO - DELLE OBBLIGAZIONI → Titolo III - Dei singoli contratti (Artt. 1470-1986) → Capo XX - Dell'assicurazione

Le somme dovute dall'assicuratore al contraente o al beneficiario non possono essere sottoposte ad azione esecutiva o cautelare. Sono salve, rispetto ai premi pagati, le disposizioni relative alla revocazione degli atti compiuti in pregiudizio dei creditori [2901; l.f. 6 ss.] e quelle relative alla collazione [737], all'imputazione [747] e alla riduzione delle donazioni [555] (1).

Note
(1) La norma ha lo scopo di proteggere i diritti che la polizza assicurativa garantisce al contraente o al beneficiario dalle eventuali pretese dei creditori e degli eredi di questi. Il legislatore infatti stabilisce che le somme dovute dall'assicuratore sono sottratte all'azione esecutiva o cautelare. La legge però considera il caso in cui il contraente, attraverso il pagamento di premi, abbia voluto danneggiare i suoi creditori riducendo il suo patrimonio. In questo caso i creditori possono far valere i propri diritti sulle somme dovute dall'assicuratore, ma solo nei limiti dell'importo dei premi corrisposti per il contratto.

Per qualsiasi ulteriore info, postate qui o via email.
tuareg.zero@gmail.com

domenica 3 luglio 2011

Art.1920 Codice Civile

Dispositivo dell'art. 1920 Codice Civile

Fonti → Codice Civile → LIBRO QUARTO - DELLE OBBLIGAZIONI → Titolo III - Dei singoli contratti (Artt. 1470-1986) → Capo XX - Dell'assicurazione

È valida l'assicurazione sulla vita a favore di un terzo[741]. La designazione del beneficiario può essere fatta nel contratto di assicurazione, o con successiva dichiarazione scritta comunicata all'assicuratore, o per testamento [587]; essa è efficace anche se il beneficiario è determinato solo genericamente [628]. Equivale a designazione l'attribuzione della somma assicurata fatta nel testamento a favore di una determinata persona (1). Per effetto della designazione il terzo acquista un diritto proprio ai vantaggi dell'assicurazione [1411] (2).

Note
(1) Nel contratto la designazione può avvenire anche in modo generico (es.: i figli, la moglie) purché al momento in cui è dovuta l'indennità sia possibile individuare in modo preciso il beneficiario.

(2) Quando il beneficiario è stato designato al momento della conclusione del contratto e non c'è stata variazione per volontà del contraente, il soggetto acquista un diritto proprio alle somme assicurate. Si tratta di un diritto autonomo nel senso che non ha alcun effetto sul patrimonio del contraente; di conseguenza, i suoi eredi non potranno rifarsi su tale somma per soddisfare i loro diritti. È possibile che l'indicazione del beneficiario avvenga durante il contratto; in tal caso il contratto nasce come contratto stipulato a favore del contraente.

Per qualsiasi ulteriore info, postate qui o via email.
tuareg.zero@gmail.com

venerdì 24 giugno 2011

Previdenza complementare COVIP vs Previdenza alternativa

aggiornamento 9.11.2011

Quello che segue è un confronto tra un piano di previdenza complementare regolamentato dal COVIP ed un piano previdenziale "proprietario" che ho nella "cassetta strumenti" della compagnia per cui lavoro.
Per l'esempio in questione ho considerato un uomo di 35 anni che contribuirà per 35 anni nelle 2 soluzioni e che andrà quindi in pensione a 70 anni.

Prima di iniziare è necessario fare una breve premessa:
La legge Dini n.333 del 8.08.95 (istitutiva del sistema contributivo) aveva previsto l'adeguamento dei coefficienti di trasformazione in rendita con scadenza decennale.
Il primo aggiornamento previsto nel 2005 non è mai stato attivato.
Nel 2007, con la legge 247 ed il Protocollo del Welfare, si è stabilito un primo aggiornamento dei coefficienti con decorrenza 1 gennaio 2010; successivamente sarà previsto un aggiornamento automatico triennale i cui meccanismi saranno costruiti da una commissione specifica da costituire con le parti sociali.
Questo primo adeguamento introdotto a fine 2009, ha portato ad una diminuzione dei coefficienti da 6,136 a 5,620 per un pensionamento a 65 anni (età di pensionamento attuale) e da 7,563 a 6,734 per un pensionamento a 70 anni.
E' inoltre stabilito un innalzamento progressivo e graduale dell'età pensionabile a 70 anni.

Per il nostro confronto ho utilizzato i coefficienti pensionistici dell'INPS relativi al pensionamento a 70 anni perchè sono gli unici su cui poter azzardare il calcolo di una previsione per il futuro in virtù dell'ultima variazione ed un'età di pensionamento di 70 anni perchè dovrebbe essere l'età che consentirà l'accesso al pensionamento alla scadenza del nostro esempio.

La riduzione del coefficiente di 0,829 (pensionamento a 70 anni) corrisponde ad una diminuzione della pensione di 10,9%.
Se in 14 anni (dal 31.12.1995 al 31.12.2009) si è avuto una riduzione del 10,9%, è plausibile pensare che alla scadenza dei prossimi 35 anni la riduzione del coefficiente relativo ai 70 anni di età sarà di un ulteriore 27,25%.
E' quindi possibile prevedere un coefficiente di trasformazione al 31.12.2046 uguale a 4,898.

Il nostro uomo, che chiameremo Mario, ha 35 anni di età, è un professionista che guadagna circa 50k all'anno, ha un'aliquota IRPEF del 37% e aderisce ad un fondo pensione (FPA o PIP); ipotizziamo che il rendimento dal fondo sarà costante e pari al 3% netto annuo per 35 anni.
Il nostro Mario contribuisce al Fondo Pensione per €5.164,57 all'anno e reinveste nel fondo il beneficio fiscale di €1.910,89 (37% di 5.164,57).
Quindi la sua contribuzione annua ai fini previdenziali è di €7.075,46 x 35 anni (il costo effettivo per Mario rimane comunque di €5.164,57 annui).
Al 31.12.2046, data del pensionamento, il nostro amico avrà versato €247.641,10 e maturato interessi per €192.958,90.
La plusvalenza sarà tassata al 11% (192.958,90 – 11% = 171.733,42) ottenendo un montante contributivo di €419.374,52 (247.641,10 + 171.733,42 = 419.374,52).
Il risparmio fiscale reinvestito di €1.910,89 corrispondente al 37% non sarà tassato al percepimento, per cui avremo 2 montanti: un primo montante di €264.205,94 (63% di €419.374,52) che sarà tassato al 9% (come previsto per 35 anni di anzianità contributiva complementare) ottenendo €240.427,41 netti ed un secondo montante non soggetto a tassazione di €155.168,57 (37% di €419.374,52).
La sommatoria dei 2 montanti "netti" darà un capitale complessivo di €395.595,98 che trasformato in rendita con il coefficiente previsto di 4,898 darà una rendita annua netta di €19.376,29.

Ora il nostro protagonista ha un gemello, Franco, che invece ha scelto la soluzione previdenziale assicurativa che ho nella mia cassetta strumenti e che chiameremo "modello tuareg".

Anche per Franco ipotizzeremo un rendimento netto costante del 3%.

Il modello tuareg è realmente sottoscrivibile ed è molto semplice:
- tasso tecnico 2% (rivalutazione minima garantita precalcolata alla sottoscrizione);
- coefficiente di trasformazione in rendita bloccato alla data di sottoscrizione;
- possibilità di scegliere alla scadenza tra capitale o rendita;
- possibilità di scegliere la scadenza per il percepimento (per equità del confronto consideriamo i 70 anni);
- il premio annuo non è deducibile;
- l'importo percepito non sarà soggetto a imposte.

N.B: i risultati che seguono sono quelli riportati nella "soluzione personalizzata" e quindi previsti da contratto.

Il nostro "gemello" verserà €5.164,61 all'anno x 35 anni. Quindi avrà versato in tutto €180.779,85 (5.164,61 x 35 anni + 18,5 diritti d'emissione) e maturato interessi per €139.167,08 (tot. 319.946,93).
La plusvalenza sarà tassata al 12,5% (139.167,08 – 12,5% = 121.771,19) ottenendo un montante contributivo di €302.551,04 (180.779,85 + 121.771,19 = 302.551,04).
A questo punto potrebbe scegliere tra ritirare l'intero capitale o percepire una rendita vitalizia; sceglierà la seconda per assecondare il nostro confronto.
Quindi il suo montante contributivo di €302.551,04 verrà convertito in rendita vitalizia con il coefficiente di trasformazione contrattuale fissato nel 2011 e pari a 6,612.
Questa conversione darà origine ad una rendita vitalizia rivalutabile di €20.004,67 netta che non sarà soggetta a nessun’altra tassazione come previsto dalla vigente normativa.

Sintesi del risultato alla scadenza delle 2 soluzioni:

RENDITA da previdenza COMPLEMENTARE (covip) = €19.376,29 annui (rivalutabili o fissi non mi è ancora chiaro); consideriamo pure che saranno rivalutabili.
RENDITA da previdenza ALTERNATIVA (tuareg) = €20.004,67 annui sicuramente rivalutabili, cioè l'importo della rendita si rivaluterà annualmente successivamente all'erogazione di prima annualità in funzione della rivalutazione annua della gestione separata di riferimento.

Ora è il momento di fare alcune considerazioni:
- con il modello tuareg possiamo scegliere la data di percepimento perchè non siamo vincolati all'età di pensionamento, mentre la regolamentazione COVIP segue l'età di pensionamento pubblica;
- il modello tuareg consente la libera scelta tra capitale e rendita alla scadenza, mentre la previdenza complementare impone la rendita oppure max 50% capitale e 50% rendita (salvo alcune eccezioni in caso di particolari esigenze: acquisto o ristrutturazione prima casa e spese mediche per gravi patologie; comunque sempre tassato al 9% o al 23% in caso di anticipo di capitale precedente al raggiungimento dell'età pensionabile);
- il modello tuareg non segue l'asse ereditario e prevede un beneficiario scelto dall'assicurato, mentre la complementare no e questo può essere un problema per le coppie di fatto o in mancanza di eredi;
- la contribuzione alla previdenza complementare gode di apparenti benefici fino a €5.164,57 annui; dopo tale cifra non ci sono benefici ma permangono comunque le imposte al percepimento;
- nel modello tuareg i vantaggi del coefficiente di trasformazione bloccato aumentano con l'aumentare dell'importo annuo accantonato;
- la rivalutazione al 3% considerata è attualizzata ai rendimenti medi dei fondi pensione, mentre il rendimento medio della soluzione alternativa è da diversi anni sempre superiore al 5% netto (oltre il 6% lordo); ne consegue una prevedibile ulteriore maggiorazione della rendita della soluzione tuareg rispetto a quella prevista e considerata nel confronto.

Si direbbe che il blocco del coefficiente di trasformazione valga più dei benefici fiscali oggi concessi per incentivare la previdenza complementare perchè detti benefici verranno successivamente azzerati dalle imposte (nel migliore dei casi al 9%, altrimenti al 15% con un'anzianità contributiva fino a 15 anni e poi -0,3% per ogni anno successivo al quindicesimo fino ad un massimo del 6%) e dalla progressiva riduzione dei coefficienti di trasformazione.
Di fatto l'ufficio delle imposte quello che oggi "regala" domani "pretende".
Inoltre nonostante la differenza di €93.000 tra i montanti delle 2 soluzioni al momento del percepimento (395k contro 302k), il coefficiente di trasformazione bloccato alla sottoscrizione azzera il vantaggio quantitativo del montante maggiore e risulta la soluzione più efficace per valorizzare il proprio capitale ai fini della rendita.

Alcuni commenti:
- nell'esempio è stata considerata una rivalutazione per entrambi del 3%, ma nei fatti la rivalutazione media delle gestioni separate è storicamente superiore a quella della previdenza complementare;
- negli accantonamenti per la complementare vi sono commissioni che variano dallo 0% dei FPN (con costi di gestine che non conosco ma che ci sono) fino al 5% di alcuni PIP, per cui non sono stati considerati;
- il coefficiente di conversione previsto di 4,898% è un'ipotesi calcolata sulla variazione degli ultimi 14 anni, quindi potrebbe risultare maggiore o minore al momento dell'effettivo percepimento.

La tendenza delle compagnie assicurative oggi è quella di eliminare le polizze con coefficienti bloccati per "uniformarsi" alle linee guida della previdenza pubblica e contenere i futuri costi di erogazione.
Il mio consiglio è di approfittarne finchè sono ancora sottoscrivibili.

Per qualsiasi ulteriore info, postate qui o via email.
tuareg.zero@gmail.com



©riproduzione riservata

giovedì 23 giugno 2011

Mestieri

Un giorno una grossa nave fu rimorchiata in porto per un guasto al motore.
Dopo 2 giorni di inutili tentativi per riavviarlo, il comandante decise di chiamare "uno specialista".
L'omino arrivò con la sua cassetta degli attrezzi e chiese al motorista di riavviare il motore.
Restò immobile ad osservare per alcuni minuti il motore singhiozzare nel vano tentativo di rimettersi in moto.
Quindi aprì la sua cassetta degli attrezzi, estrasse un grosso martello, prese accuratamente la mira e diede una forte martellata in un punto apparentemente insignificante del grosso ingranaggio.
Disse nuovamente al motorista di riavviare il motore della nave.
Il motorista fece quanto detto dall'omino ed il motore si riavviò immediatamente.
L'omino presentò il conto al comandante: 1000 dollari.
Il comandante borbottò dicendo che era assurdo pagare 1000 dollari per un intervento di pochi minuti per di più eseguito con una singola martellata, e quindi pretendeva una nota dettagliata dell'intervento e del costo di ogni singola operazione.
L'omino estrasse il suo blocco fatture e scrisse:
"costo di una martellata = 1 dollaro"
"sapere dove dare la martellata = 999 dollari".

Per qualsiasi ulteriore info, postate qui o via email.
mailto:tuareg.zero@gmail.com

©riproduzione riservata

martedì 7 giugno 2011

Quando accade l'imprevedibile

John R. Humphries lavorava solo da un mese quando vendette quello che definì "il suo affare più importante".
E' una storia che ha raccontato molte volte alle riunioni MDRT.
Questo primo affare, che si svolse molti anni fa, gli impedì di cambiare lavoro perchè gli diede la religione delle assicurazioni vita.
La storia è la seguente:

<<Lavoravo nella vendita delle assicurazioni vita da circa un mese. Avevo ricevuto un nome riferito da un giovane che mi aveva indirizzato a suo cugino che lavorava come maschera part time in uno dei teatri del quartiere. Aveva solo diciassette anni e andava ancora a sciola.
Un sabato mattina andai nei sobborghi della città per incontrarlo. Non avevo mai visto una casa così misera e trascurata. C'erano una quindicina di corde per stendere i panni tese da un albero all'altro, e tra gli alberi la casa.
La madre faceva la lavandaia per mantenere la famiglia. Le crepe nel legno delle pareti erano rammendate con altre tavole. La casa non aveva mai visto una mano di vernice. Tutto l'ambiente denotava povertà.
Il mio, Tommy Arnold, era in casa e parlammo per una mezz'ora. Il risultato fu che acquistò un'assicurazione vita da 1.500 dollari in 30 rate. Fummo costretti a raddoppiare l'indennizzo sulla polizza per arrivare al premio trimestrale minimo di 7,50 dollari, che mi pagò in contanti.
Tornando in città mi sentivo proprio come un ladro. Ritenevo onestamente di aver rubato 7,50 dollari a quel povero ragazzo.
Quando arrivai in ufficio, andrai dritto dal mio capo e presentai le mie dimissioni. Egli mi chiese il motivo e io gli riferii l'accaduto.
Grazie al cielo Ed Martin, il mio capo (che tra l'altro aveva il dono della pazienza di Giobbe, pazienza che misi alla prova molte altre volte negli anni successivi), passò il resto della mattinata a convincermi a restare nel settore delle assicurazioni vita.
Ogni giorno ringrazio Dio per la sua ineguagliabile comprensione.
Tommy Arnold non fu mai in ritardo nei pagamenti, che veniva a versare in contanti in ufficio.
Quattro pagamenti dopo, quasi un anno dopo l'acquisto della polizza, mentre si tuffava nell'acqua bassa di una piscina pubblica, si ruppe il collo. Tre giorni dopo morì.
Quando chiamai sua madre e le chiesi se potevo venire a portarle l'assegno per il capitale assicurato, rispose: "No, il signor Arnold e io veniamo in città questo pomeriggio e vorremmo passare a trovarla in ufficio."
Arrivarono quel pomeriggio: la signora Arnold aveva 67 anni, era curva, con le mani rese nodose dal duro lavoro. Il signor Arnold aveva circa 70 anni, era invalido da anni e non poteva lavorare. Avevo in mano due assegni da 1.500 dollari l'uno; premi totali pagati, 30 dollari.
Spiegai loro che, se lo desideravano, potevano corrispondere ad una rendita mensile, oppure pagare parte del denaro in contanti, e il resto in rate mensili, ma lei rispose: "No, signor Humphries, il signor Arnold e io andiamo a comprare la nostra casa questo pomeriggio". E, mentre le lacrime le rigavano le guance rugose, disse: "Se non fosse stato per Tommy e per lei, signor Humphries, non avremmo mai saputo cosa vuol dire possedere una casa tutta nostra. Dio la benedica".
Fu allora, e solo allora, che capii in che campo lavoravo. Dissi una breve preghiera di ringraziamento per la saggezza di Ed Martin.
Questo fu indubbiamente il mio affare più importante. Mi fece restare nel settore delle assicurazioni. >>

Trentasei anni più tardi John R. Humphries concluse la sua carriera di agente generale con un'agenzia che aveva prodotto 123 milioni di dollari con 60 agenti a tempo pieno durante l'ultimo anno. Queste cifre sono impressionanti: milioni di dollari, un'agenzia gigantesca, una storia di successo americana iniziata con un povero ragazzo adolescente, un giovane agente e un premio trimestrale di 7,50 dollari.

Per qualsiasi ulteriore info, postate qui o via email.
tuareg.zero@gmail.com

lunedì 6 giugno 2011

Una vocazione speciale

Queste sono le parole di un agente di successo statunitense che crede fermamente nella religione delle assicurazioni vita (è un po' datata, ma sempre molto attuale).

<< Per undici anni, prima di diventare un agente, ho servito come sacerdote. Durante quegli anni, ho celebrato circa settanta funerali. Ho avuto la possibilità di osservare di persona i problemi che le famiglie affrontano dopo la morte del sostegno familiare. Ricordo che talvolta alcune famiglie erano in grado di continuare una vita normale grazie a un solido programma assicurativo, però, la stragrande maggioranza delle situazioni era straziante a causa della mancanza di denaro.
Fui particolarmente rattristato alcuni anni fa quando morì un mio caro amico, lasciando la moglie e tre figlie adolescenti. Anche se guadagnava più di 50.000 dollari all'anno, egli lasciò meno di 8.000 dollari di assicurazione. La sua vedova si sposò meno di un anno dopo: non per amore, ma per sicurezza.
Ho offerto le mie preghiere e la mia compassione a questa donna, ma le mie preghiere sarebbero state molto più efficaci se fossero state accompagnate da un assegno.
Quando lasciai il sacerdozio, non ebbi dubbi su che cosa fare: sapevo che avrei dovuto vendere assicurazioni sulla vita e quando dico alla gente di essere un agente di assicurazioni lo faccio a testa alta, perchè so che che questa è la più grande vocazione del mondo.
La mia più grossa preoccupazione, entrando in questo settore, era quella di non riuscire a incontrare dieci o quindici persone alla settimana per chiedere loro di comprare. Nel dicembre scorso uno dei miei clienti potenziali morì prma che riuscissi a fargli firmare una proposta. Se solo fossi stato là alcuni giorni prima, la sua vedova avrebbe ricevuto 200.000 dollari in cambio del premio di un mese.
Quante persone muoiono sotto-assicurate perchè non riusciamo a raggiungerle?
L'assicurazione è una vocazione a soddisfare i bisogni dei nostri simili molto più di quanto non riusciamo a pensare. Noi rispondiamo a questa vocazione nel modo più completo quando incontriamo quante più persone possibile giorno dopo giorno.
Ora sono impegnato a incontrare  quante più persone riesco: questo richiede perseveranza.
La scorsa settimana ho fatto dieci telefonate e fissato otto appuntamenti. Sei di essi erano persone che non avevano risposto a un mailing.
Martedì pomeriggio ho telefonato a uno di loro e gli ho detto che lo avrei incontrato quella sera alle nove. Non era felice ma accettò di incontrarmi. Alle dieci avevo un assegno a copertura di una polizza vita intera da 100.000 di dollari.
Un giorno qualcuno eleverà una preghiera di ringraziamento perchè sono andato da lui. Potrebbe trattarsi della sua vedova alla sua morte, o potrebbe trattarsi di lui al momento di andare in pensione.
Perchè dovrei sentirmi a disagio se sono perseverante nell'offrire un servizio ad un estraneo?
Dovrei sentirmi a disagio solo quando non offro questo servizio al maggior numero possibile di persone.
Invito ognuno di noi a considerare il nostro lavoro come una chiamata divina.
Possiamo aiutare le persone in un modo nel quale nessun altro può farlo.
Siamo positivi in quello che facciamo.
Non dovremo ritenerci soddisfatti fino a quando non avremo raggiunto ogni persona che ha bisogno di un'assicurazione sulla vita.
Però, se dobbiamo raggiungere il nostro potenziale, dobbiamo pagare un prezzo: c'è ancora gente che ci riattacca il telefono, c'è ancora gente che ci dice di no, e c'è ancora gente che si arrabbia.
Ma questo è ancora un piccolo prezzo da pagare per portare sicurezza a quelli che rispondono. >>

Per qualsiasi ulteriore info, postate qui o via email.
tuareg.zero@gmail.com

lunedì 30 maggio 2011

Una storia qualunque (è un po' lunga ma vale la pena che io la trascriva e che voi la leggiate)

La storia che segue è stata raccontata da un membro anziano dell'MDRT (million dollar round table), David Malkin, durante una recente riunione annuale dell'MDRT.
Era il 1958. Un diciassettenne (siamo in U.S.A.) si svegliò alla mattina, fece la doccia, si vestì e stava per uscire, quando sua madre gli chiese dove stava andando. Rispose che stava andando a iscriversi all'università. Lei gli chiese di aspettare perchè gli avrebbe dato un assegno.
Egli rispose alla madre dicendo:
<Mamma, sei una vedova che lavora, e so che non te lo puoi permettere. Ho risparmiato abbastanza denaro durante l'estate per pagare la retta del primo semestre.>
Lei replicò:
<Non sono io che pago, è tuo padre. Tuo padre ha pensato alla tua istruzione universitaria, a quella di tuo fratello e a quella di tua sorella, grazie all'assicurazione sulla vita che ha lasciato per voi.>
Quel ragazzo era David Malkin, e da quel momento in poi quell'atto d'amore di suo padre non lo ha mai abbandonato.
<Ha facilitato la mia decisione di entrare nel settore delle assicurazioni vita e mi ha spinto a fare per i miei figli almeno quanto mio padre aveva fatto per me.
Molti anni fa lavoravo quasi esclusivamente con i medici. Fu allora che incontrai Tom, un pediatra che faceva il suo tirocinio presso il Mt. Sinai Medical Center. Era sposato, aveva due figli, e viveva in un appartamento sovvenzionato dall'ospedale. Guadagnava solo 7.500 dollari l'anno e gli mancava un anno e mezzo di tirocinio per poter aprire il suo studio. Ci sedemmo nella caffetteria dell'ospedale e cominciammo a parlare. Mi disse che sua moglie Rita era incinta del loro terzo figlio, e che sarebbe stata piuttosto dura, una volta che fosse nato, perchè il loro appartamentoaveva un'unica stanza da letto.
A quel tempo aveva un'assicurazione vita collettiva da 15.000 dollari, e una da 10.000 acquistata da suo padre quando aveva solo un anno. Dopo aver ottenuto alcuni dati, fissai un appuntamento per incontrare Tom e Rita nel loro appartamento una sera.
Quando arrivai, ci sedemmo intorno al piccolo tavolo in cucina e rivedemmo i dati così come Tom me li aveva esposti in ospedale. Spiegai che il sistema pensionistico nazionale avrebbe fornito un reddito esente da tasse qualora Tom morisse, fino a quando i bambini fossero andati a scuola, e che esso sarebbe stato integrato dall'assicurazione vita collettiva e dalla polizza da 10.000 dollari acquistata anni prima dal padre di Tom. Quando calcolammo il reddito che tutto questo avrebbe generato, era chiaro che c'era bisogno almeno di una polizza vita supplementare solo per garantire un'istruzione ai figli. Proposi quindi a Tom e a Rita una polizza di assicurazioni vita da 183.000 dollari che era esattamente il capitale mancante.
Quello che successe in seguito fu incredibile. Rita si alzò e cominciò ad urlare. Disse che non aveva nessuna intenzione di comprare assicurazioni vita. Che non aveva intenzione di spendere soldi. "Non vede come viviamo? Presto avrò tre figli in questo appartamento. Tom non guadagnerà abbastanza per ancora un anno e mezzo e in nessun caso spenderemo danaro per un'assicurazione vita. Vada via! Se ne vada!"
E mi spinse fisicamente fuori dall'appartamento. Quando la porta si chiuse alle mie spalle, rimasi nell'atrio, tremavo. Non riuscivo a credere a quanto mi era successo. Eravamo a New York, e io abitavo a Long Island a circa quaranta minuti di distanza e, fino ad oggi, non mi ricordo come abbia guidato fino a casa.
Il giorno successivo, quando andai in ufficio, non vedevo l'ora di raccontare ai miei colleghi che cosa era successo. Il telefono squillò. Era Tom e mi disse: "David, voglio scusarmi per come Rita si è comportata ieri sera." Risposi che capivo benissimo come Rita si sentisse, e che non c'era bisogno di scusarsi.
"Forse è vero - continuò - ma questa non è una scusa. Voglio incontrarla. Per favore venga all'ospedale." Andai all'ospedale e mi sedetti con Tom, che mi disse: "Mi ascolti, so di aver bisogno di quell'assicurazione e voglio comprarla ora. Però a due condizioni. La prima condizione è che Rita non sappia mai che l'ho comprata, altrimenti mi ammazzerebbe. La seconda è che nessun avviso di scadenza premi, nè alcuna informazione relativa alla polizza venga mai inviata al mio studio."
Continuò spiegandomi che aveva parlato con l'ufficio del personale e che quest'ultimo si era dichiarato disposto a pagare l'assicurazione con una trattenuta sul suo stipendio. Ottenni quindi una procura da Tom, e tutte le comunicazioni relative a quella polizza vennero inviate al mio ufficio. Un anno e mezzo dopo, Tom finì il suo tirocinio e si trasferì a Long Island. Acquistò una piccola casa, e aprì uno studio pediatrico.
Nel giro di due anni Tom ebbe un tale successo che si trovò un socio e lo studio continuò a crescere. Con gli anni, Tom vendette la sua piccola casa e comprò una splendida villa coloniale in una zona molto elegante di Long Island. Molti anni dopo che ebbe lasciato il Mt. Sinai Medical Center, leggendo una copia di Newsday, un giornale pubblicato a Long Island, arrivai alla sezione necrologi e trovai il nome di Tom. Tom era rimasto senza benzina sull'autostrada di Long Island. Aveva preso una tanica vuota dal bagagliaio e aveva attraversato l'autostrada per raggiungere una stazione di servizio sull'altro lato. Non era mai arrivato. Tom aveva trentotto anni, era ancora sposato con Rita, ed era padre di quattro figli.
Mi recai all'obitorio della contea e ottenni delle copie autentiche del certificato di morte. Alcuni giorni dopo aver letto il necrologio, andai a casa di Tom e Rita. Al mio arrivo notai quanto fosse bella. Vi erano molte auto percheggiate nel viale di accesso e lungo i marciapiedi. Arrivai alla porta e mi accorsi che era socchiusa. Bussai piano ed entrai. La casa era piena di gente. Sulla destra, in salotto, molte persone erano sedute a bere il caffè; sulla sinistra, in sala da pranzo, vidi subito Rita seduta al tavolo. I suoi occhi erano spalancati e asciutti come se avesse versato tutte le sue lacrime. Accanto a lei c'era sua madre, un prete, e un uomo che si rivelò essere il fratello di Tom. Egli mi si avvicinò e mi chiese se poteva essermi utile. Risposi: "Mi chiamo David Malkin, e sono l'agente di assicurazioni vita di Tom."
Tutti in casa smisero di parlare. Tutto si fermò; la gente si sporgevaper ascoltare quello che avevo da dire, perchè suo fratello mi disse che l'unica cosa che era riuscito a trovare era una polizza di assicurazioni vita acquistata dal padre quando Tom aveva un anno.
Entrai in sala da pranzo, guardai Rita, e dissi: "Rita, forse lei non si ricorderà di me, ma l'ho incontrata la prima volta quando Tom faceva il tirocinio la Mt. Sinai Madical Center. Vede, nel corso degli anni, mentre lo studio di Tom si ingrandiva ed aveva preso un socio, acquistò altre assicurazioni vita per lei e per i bambini. Aveva anche un accordo societario con il collega, che si era anch'egli assicurato, perchè Tom si preoccupava di quello che sarebbe successo alla sua morte." A questo punto tolsi una busta dalla tasca della giacca e le diedi tre assegni per un totale di 800.000 dollari. Rita svenne. Tutti gli altri cominciarono a piangere. Anch'io cominciai a piangere. Fu una delle esperienze più toccanti della mia vita.
Oggi Rita vive ancora in quella splendida casa coloniale. Durante le feste, ogni anno, Rita e io facciamo molto di più che scambiarci gli auguri. Tre dei suoi quattro figli si sono laureati, e al più giovane mancano solo due anni. Rita insegna in una scuola parrocchiale perchè vuole farlo, non perchè deve.
Quando ci ripenso, mio padre mi ha dato molto di più di un'istruzione: mi ha mostrato il miracolo delle assicurazioni vita.>

Per qualsiasi ulteriore info, postate qui o via email.
tuareg.zero@gmail.com

giovedì 7 aprile 2011

Perchè fare un'assicurazione caso morte da giovani

Mi capita spesso di incontrare persone di 30/40 anni che mi chiedono "perchè dovrei assicurare la mia vita  in caso morte se ho solo 40 anni? avrò tempo per pensarci dopo i 50 quando probabilmente ne avrò più bisogno".
Bene, le risposte sono molteplici:
1- la vita è come una corsa in moto: parti con un tot di benzina nel serbatoio e cominci a girare; puoi essere al primo giro, al ventesimo, in dirittura d'arrrivo, non sai quando ciò accadrà, ma quando finisce la benzina a tua disposizione, indipendente dal giro di pista a cui sei arrivato, la tua corsa finisce.
2- a 40 anni puoi probabilmente superare con facilità le visite mediche necessarie per poter essere assicurato; a 50 anni non sarà altrettanto facile e ci sono maggiori probabilità di non essere mai più assicurabile
3- un aspetto puramente economico: per esempio a 40 un'assicurazione temporanea caso morte per 30 anni (fino ai 70 anni) x un capitale di 300.000€ avrebbe un costo di 1.577 all'anno x 30 = 47.310€.
A 50 anni la stessa tcm x 20 anni (sempre fino ai 70 anni) costerebbe 2.536€ all'anno per 20 = 50.720€.
E' costata di più e per un periodo di copertura inferiore di 10 anni: 20 anni contro 30.
Ci sono quindi tante e tante ragioni per assicurarsi fin da giovani, anche prima dei 40, e nessuna ragione per rimandare, perchè prima o poi qualcuno dovrà pagare il conto: noi o chi abbiamo irresponsabilmente abbandonato a sè stesso pur sapendo che contava su di noi.

Per qualsiasi ulteriore info, postate qui o via email.
tuareg.zero@gmail.com

©riproduzione riservata

venerdì 1 aprile 2011

Assicurazione caso morte a tutela del mutuo

Stai comprando casa: congratulazioni!
Vai in banca per richiedere il mutuo e la banca ti propone di sottoscrivere un'assicurazione caso morte a tutela del prestito erogato.
E' una buona cosa ed è nell'interesse di entrambi: la banca si garantisce il rientro del capitale in caso di tua prematura dipartita; tu ti garantisci l'estinzione del mutuo ed eviti che un tale evento diventi un ulteriore problema economico per i tuoi cari.
Fin qui tutto bene.
La banca quindi ti propone una "assicurazione temporanea caso morte con capitale decrescente a premio unico". Che cos'è?
E' una polizza assicurativa della stessa durata del mutuo con un capitale di garanzia che diminuisce al diminuire del tuo debito. A premio unico significa che devi pagare il costo anticipato di tutta la durata della tutela in un'unica soluzione. Per esempio, se la polizza costa 800€ all'anno ed il mutuo ha una durata di 30 anni, dovrai pagare 24.000€ tutti in una volta. Di norma tale importo viene aggiunto alla rata del mutuo, in modo da darti l'impressione di pagare l'assicurazione mensilmente.
Questa soluzione è una gran fregatura! Vediamo perchè.
1- il costo assicurativo viene aggiunto al prestito e si dovranno pagare gli stessi interessi previsti per il mutuo, quindi non costerà più 24.000€ ma un importo maggiorato;
2- viene richiesto il pagamento anticipato per una prestazione che verrà fornita nel corso dei prossimi anni;
3- in caso di estinzione anticipata l'assicurazione è stata pagata per un periodo superiore a quello necessario e si sono buttati dei soldi;
4- in caso di premorienza è stata pagata una prestazione assicurativa per un periodo di cui non si usufruirà;
5- di norma le polizze proposte dalle banche sono molto più costose di quelle offerte dalle compagnie di assicurazione perchè ci deve guadagnare anche l'istituto di credito.
La soluzione più efficace a tutela del mutuo, si chiama "TEMPORANEA CASO MORTE A CAPITALE DECRESCENTE CON PREMIO ANNUO COSTANTE LIMITATO".
Vediamo le principali caratteristiche:
1- il capitale decresce al diminuire del debito;
2- il premio si paga annualmente (o mensilmente);
3- solitamente ha la stessa durata del mutuo ma il pagamento va fatto per un periodo ridotto di 5 anni (limitato);
4- in caso di estinzione anticipata non si deve più pagare l'assicurazione;
5- in caso di premorienza viene saldato il debito e cessa di conseguenza anche l'assicurazione.
A me è capitato di far risparmiare anche il 40% rispetto alla proposta della banca e comunque si paga per ciò che si utilizza, non un soldo di più.
Consiglio: fate una copertura che preveda anche la tutela per invalidità funzionale grave permanente (IFGP: coma irreversibile o sedia a rotelle).
Morte fisica e morte reddituale per me sono equivalenti in termini di danno economico.
Le polizze che propongo io lo prevedono di default e senza costi aggiuntivi, e vedo che sono garanzie molto apprezzate e all'occorrenza di grande efficacia.
Credo che si possano fare con qualunque compagnia. Se così non fosse vi potete sempre rivolgere a me.
In definitiva la banca non vi può obbligare a fare l'assicurazione caso morte nè tanto meno imporvi la sua.
Io dico che fare l'assicurazione caso morte è altamente consigliabile (secondo me dovrebbe essere obbligatorio per legge), ma è altrettanto consigliabile (secondo me ovviamente è d'obbligo) valutare anche la miglior soluzione disponibile e che abbia almeno le 5 caratteristiche che ho elencato sopra (aggiungete anche l'IFGP che non si sa mai).

Per qualsiasi ulteriore info, postate qui o via email.
tuareg.zero@gmail.com

©riproduzione riservata

venerdì 25 marzo 2011

Temporanea caso morte + investimento VS polizza mista: un'ipotesi concreta

Oggi pubblico la mia analisi comparativa tra 2 strumenti assicurativi abbastanza noti e su cui si è dibattuto e si dibatte ancora molto su vari forum:
"E' meglio una mista secca o una temporanea caso morte (tcm) + investimento?"
Per quanto mi è dato di sapere, questo documento rappresenta l'unica analisi comparativa basata sui numeri disponibile su internet. La pubblicai la prima volta alcuni mesi fa su un forum dedicato.
Per equità del confronto è stata considerata una rivalutazione certa e garantita del 2,5% netto per entrambe le soluzioni al lordo della ritenuta fiscale. Entrambe le polizze sono della Compagnia per cui lavoro e garantiscono gli stessi livelli di protezione. I costi dei premi di entrambe le polizze e il valore di riscatto della mista sono estratti dalle rispettive soluzioni personalizzate. La proiezione delle rivalutazioni finanziarie dell'investimento sono state calcolate con calcolatrice finanziaria.
Allacciate le cinture, si parte:
Mario e Franco sono 2 gemelli di 40 anni e fanno entrambi un’assicurazione sulla vita da 70.000€.
Mario decide per una mista della durata di 15 anni.

Pagherà 3.307€ l’anno x 15 anni = 49.605€ totali (le sue preoccupazioni e il suo impegno economico, come vedremo in seguito, finiranno in questo momento).
Franco opterà invece per una temporanea caso morte anch’egli per la durata di 15 anni.
Pagherà 202€ l’anno x 15 anni = 3.030€ totali.
Con la differenza tra 3.307€ - 202€ = 3.105€ farà dei versamenti annui costanti ricorrenti e programmati con un interesse del 2,5% netto annuo garantito.

3.105€ x 15 anni x 2,5% annuo composto = 57.000€ (che fesso mio fratello Mario! Penserà Franco).
Passati 15 anni (ora hanno 55 anni) Mario decide di non incassare il capitale di riscatto di 56.000€ e mantenere la sua assicurazione sulla vita senza più pagare nulla. Il suo capitale caso morte si è rivalutato ed ora è di 76.000€.
Franco invece farà un’altra tcm stavolta da 76.000€ perché dev’essere uguale a Mario. A 55 anni il premio annuo è notevolmente lievitato. Fa le visite mediche e se gli va bene lo assicurano senza sovrappremio. Facciamo che gli è andata bene e si assicura col premio minimo: 971€ l’anno x altri 15 anni = 14.565€ totali.

Toglie 14.565€ dai precedenti 57.000€ e reinveste il resto, stavolta in un’unica soluzione, cioè 42.435€ x 15 anni x 2.5% composto annuo = 61.500€ (se volete ne può togliere 971€ l’anno, non cambierà molto ai fini dell’esito finale).
Sono passati altri 15 anni. I nostri 2 fratelli adesso hanno 70 anni.
Mario ha sempre la sua mista comprata a 40 anni e che ha finito di pagare a 55 anni.

E’ sempre convinto di non riscattarla, tanto sa di poterlo fare in qualunque momento per l’intero ammontare o anche solo per una parte: è libero di scegliere come quando aveva 55 anni. E’ sempre assicurato ed il suo capitale caso morte ora si è rivalutato a 90.000€. Quindi lascia tutto allo stato dell’arte e prosegue così.
Franco invece capisce che ora è il momento in cui avrà più bisogno dell’assicurazione sulla vita e cmq dev’essere uguale a Mario per il nostro confronto; quindi fa una nuova tcm con un premio annuo parametrato a 70 anni di età.
1° problema: supererà le visite mediche? Facciamo che le supera e si assicura con il premio minimo (ipotesi improbabile a 70 anni);

2° problema: si potrà assicurare solo fino ai 75 anni perché quello è il limite massimo d’età con le tcm che utilizzo io (quelle di altre Compagnie si fermano anche prima a 65/70 anni). E’ l’ultima carta che ha, poi la sua carriera da assicurato è finita.
Adesso potrebbe ancora fare una mista come quella di Mario, ma a questa età sarebbe molto costosa. La mista più economica fattibile a 70 anni con 90.000€ di capitale iniziale assicurato costerebbe 7.241€ l'anno x 20 anni = 144.820€ oppure 45.473€ l'anno x 2 anni = 90.946€ (pensate che Mario invece ce l'ha gratis).
Quindi si assicura con una tcm da 90.000€ come x Mario: costo 3.130€ x 5 anni = 15.650€.

Toglie 15.650€ da 61.500€ e reinveste il resto sempre al 2.5% netto annuo x 5 anni, quindi 45.850€ x 5 x 2.5% netto composto = 51.880€.
I nostri eroi ora hanno 75 anni. A questo punto incassano il malloppo (Mario potrebbe continuare a beneficiarne senza alcuna spesa perché la sua assicurazione mista non ha scadenza, ma dev’essere uguale a Franco ai fini del nostro confronto, quindi lo obblighiamo a riscattare).
Mario avrà speso in tutto 49.605€ pagati tra i 40 e i 55 anni di età.
Franco ne avrà spesi 33.245€ per le tcm tra i 40 e i 75 anni di età + un investimento a parte iniziale di 46.575€.
Franco a questo punto incassa 51.880€, Mario invece ne incassa 88.000€.
Franco ha dovuto spendere e impegnare più denaro per avere le stesse tutele di Mario in termini di capitali e periodo assicurato.
Mario ha ottimizzato le sue risorse ricavando 36.120€ in più rispetto al gemello (+69,62%) ed ha avuto una serenità d'animo che Franco ha dovuto rincorrere per tutta la vita.
A questo punto Franco ha finito, Mario invece, se volesse, potrebbe non riscattare la sua mista ed il suo capitale continuerebbe a rivalutarsi finchè non incasserà lui o qualcuno per lui (non siamo eterni).
Una temporanea paga solo se si verifica l’evento, una mista paga sempre: bisogna solo stabilire quando.
Lo scopo di questo confronto è quello di dimostrare che a parità di età, capitale assicurato e durata una mista applicata correttamente è sempre più conveniente rispetto ad una tmc + investimento.
Non si vuole assolutamente dimostrare che una mista sia la miglior soluzione: la miglior soluzione è sempre l'uomo che dovrà fare le scelte giuste per voi.
Ma la scelta dell'uomo spetta solo a voi.

Per qualsiasi ulteriore info, postate qui o via email.
tuareg.zero@gmail.com

©riproduzione riservata

sabato 19 marzo 2011

Ti spiego ciò che non sai con quello che hai

Bella frase vero? Difficilissima da mettere in pratica, però. Proviamoci.
Hai la macchina e quasi sicuramente paghi una polizza rc diciamo per 20 anni. Se fai un incidente l'assicurazione paga. Se non ne fai non paga nulla e hai avuto un costo certo per "comprare" una prestazione probabile. Hai "buttato" i tuoi soldi?

Secondo me no: meglio così perchè non ci sono stati incidenti ed hai pagato un servizio per garantirti la tua tranquillità
Ora hai sempre la stessa macchina e sempre la stessa assicurazione, però stavolta paghi un premio annuo doppio rispetto al primo esempio. Se fai un incidente l'assicurazione paga lo stesso importo dell'esempio precedente. Se non ne fai, l'assicurazione al termine dei 20 anni ti restituisce tutti i soldi che hai pagato nel corso di tutto il periodo e diciamo senza interessi (così la facciamo veramente indigesta). Quale faresti tra le due?

Se hai scelto la prima, una mista non fa per te. E se hai scelto la seconda, perchè?
Perchè se non faccio incidenti sono stato assicurato gratis, dici tu. Bene, la mista è come l'assicurazione dell'auto del secondo esempio.
Ecco perchè secondo me è sempre conveniente. Con la non trascurabile differenza che l'auto in questione in questo caso è l'UNICA VITA che hai, vita che vale sicuramente più della tua auto o della tua casa.
Ora però non fraintendete le mie parole e non abbassate mai la guardia: io rispondo solo e unicamente del mio operato e non di quello di altri. Le miste non sono tutte uguali come non lo sono gli assicurativi vita.
Non sono il paladino degli assicuratori o delle compagnie assicurative: il don chisciotte è una buona lettura, ma la realtà è tutta un'altra cosa.
Voi scegliete l'uomo, non la compagnia. E' l'uomo che deve aver saputo scegliere al vostro posto la compagnia migliore e lo strumento giusto per voi. Ma la scelta dell'uomo dipende sempre solo da voi.
E secondo me questo fa la differenza.

Per qualsiasi ulteriore info, postate qui o via email.
tuareg.zero@gmail.com

©riproduzione riservata

venerdì 18 marzo 2011

Queste odiate polizze miste

Oggi vorrei esprimere la mia personale opinione su queste odiate polizze miste.
La mista, per chi non lo sapesse, è uno strumento assicurativo che offre un capitale in caso morte o un capitale di riscatto in caso di sopravvivenza. Le miste sono uno strumento nato con uno scopo preciso: garantire la protezione in caso morte ad un costo interamente recuperabile in caso di sopravvivenza. Possiamo sintetizzarlo come “denaro dato in prestito a fronte di un capitale in caso morte a garanzia”. Il costo finale della prestazione deve corrispondere almeno a zero; nella maggior parte dei casi si ottiene anche una plusvalenza. Una buona mista dovrebbe prevedere la rivalutazione del capitale in caso morte mantenendo un premio sempre costante e garantire la possibilità di prolungare la copertura caso morte sine die anche successivamente al termine del pagamento dei premi, nel caso in cui non si eserciti l'opzione di riscatto.
Possiamo sintetizzare dicendo che una temporanea caso morte sta a una casa in affitto come una mista sta ad una casa di proprietà.
Così forse è più chiaro: tu mi dai 100 euro oggi e se domani schiatti io te ne dò almeno 10 mila; se non schiatti ti restituisco tutto quello che hai pagato. Mettiamo anche senza 1 centesimo di interesse, secondo me è sempre un buon affare per tutti e due.
Ora perché sono così odiate queste miste se il meccanismo sembra tanto semplice e di reciproco interesse? Perché in caso di riscatto anticipato si deve pagare una sorta di “penale” che di fatto comporta una riduzione del capitale rispetto alla somma dei premi versati.
Ma perchè è necessaria la penale sul riscatto anticipato?
Un contratto assicurativo è un accordo tra le parti dove la compagnia si impegna a garantire al beneficiario un capitale in caso morte per un periodo concordato e un capitale minimo garantito in caso di sopravvivenza; l’assicurato/contraente si impegna a pagare un premio annuo concordato per lo stesso periodo a fronte delle due garanzie (caso morte e caso vita). Il premio per il caso morte è un costo, il premio caso vita equivale a un prestito e quindi soggetto a restituzione. La compagnia investe il premio per il caso vita prevedendo di poter contare su un determinato importo per il numero di anni concordati; quindi si impegna con un terzo attore (titoli governativi e obbligazioni) a cui “presterà” il denaro con l'accordo che verrà restituito con un determinato interesse alla scadenza del contratto dell'assicurato. Se però questo denaro venisse richiesto prima del previsto si deve sopportare una penalizzazione sul capitale: il titolo governativo penalizzerà la compagnia, la compagnia girerà la penalizzazione sull’assicurato in quanto responsabile dell’interruzione anticipata e quindi della penalizzazione. La compagnia non può interrompere l'accordo preso con l’assicurato per nessun motivo; l’assicurato invece lo può fare in qualsiasi momento e senza preavviso riducendo la prestazione caso vita.
Il contratto è sempre in mano all’assicurato/contraente che ne dispone come meglio o peggio crede.
Inoltre non va dimenticato che una parte del premio di una mista serve per pagare il costo della protezione: questo costo non genera interessi e neppure se ne può pretendere la restituzione in caso di riscatto anticipato per il periodo per cui se ne è beneficiato.
Personalmente credo che in tutti gli accordi tra le persone ci voglia buonsenso e responsabilità reciproca (ed anche un pizzico di buona memoria), e non pretendere sempre "la botte piena e la moglie ubriaca" e dimenticarsi i patti dell'accordo.
In definitiva la mia "personale" opinione è che una mista sia uno strumento molto valido, ma va applicata solamente nel caso in cui si voglia ottenere lo scopo per cui è stata progettata: acquistare un capitale in caso di morte per tutta la vita o una certezza finanziaria per la terza età in caso di sopravvivenza.
Il riscatto anticipato è un incidente di percorso che ha conseguenze negative. Non rappresenta il regolare sviluppo dell'accordo preso.
Se lo scopo è fare un investimento finanziario senza considerare o condividere che la prestazione in caso morte è un costo e che l'eventualità di un riscatto anticipato è un'opzione fattibile ma penalizzante, è meglio valutare altre soluzioni.

Per qualsiasi ulteriore info, postate qui o via email.
tuareg.zero@gmail.com

©riproduzione riservata